L’evoluzione del pasto fuori casa

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Cosa mangiano i carpigiani fuori casa? Dalla colazione, passando per il pranzo fino all’aperitivo e alla cena, le abitudini dei carpigiani in fatto di ristorazione si sono evolute rapidamente negli ultimi anni, complice la diffusione di una cultura che presta grande attenzione agli aspetti salutistici dei prodotti, in un contesto di crisi economica per cui anche il portafoglio gioca un ruolo centrale.
Di questo tema si è parlato approfonditamente durante l’incontro, organizzato in collaborazione con l’agenzia StudioRPR, giovedì 23 novembre presso la Caffetteria del Centro di via Mazzini, 7. Sono intervenuti diversi esperti del settore: la specialista in Nutrizione dello Sport Chiara Mezzetti, il giornalista enogastronomico Lamberto Mazzotti, il presidente di Confcommercio Carpi Tommaso Leone, oltre a uno dei titolari della Caffetteria del Centro Massimiliano Cerlini e al fondatore dello StudioRPR Raffaele Porro.
Ciò che è emerso dal dibattito gastronomico è che per il pasto fuori casa i carpigiani sono sempre più alla ricerca di proposte che combinano gusto, qualità, completezza e salute, soprattutto quando mangiar fuori non è soltanto un piacere da condividere con amici e parenti bensì un’esigenza dettata da motivi di lavoro. Per questo scegliere bene tra la moltitudine di proposte diventa ancora più rilevante.
“L’apertura di esercizi di ristorazione è stabile in città nonostante la crisi. Nel solo comune di Carpi sono attivi ben 274 esercizi pubblici tra bar, ristoranti, mense e catering – ha commentato Leone di  Confcommercio – un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2016, quando erano 280. Se a questo si aggiungono le 186 realtà di commercio alimentari e le 420 dedite all’artigianato alimentare, si capisce che parliamo di un settore molto importante e capillare nel tessuto urbano. Un esercizio ogni 250 carpigiani.
Aldilà dei numeri, è rilevante sottolineare come l’evoluzione dell’offerta a cui stiamo assistendo sia sempre più diversificata dal punto di vista estetico e gastronomico, con proposte che si modellano in relazione alle esigenze dei consumatori moderni, oggi più che mai attenti al proprio benessere, dovendo però trovare il giusto compromesso fra prezzo e qualità dei cibi”.
Dall’alimentazione, passando per le abitudini quotidiane e lo sport, oggi si ricerca uno stile di vita il più possibile naturale, come confermato dallo studioso di enogastronomia Mazzotti: “se gli anni del boom economico erano caratterizzati dalla ricerca di piatti sofisticati ed emozionali, negli ultimi anni si è assistito a un recupero della tradizione e della genuinità, complici il movimento Slow Food, iniziative come Eataly e in generale una più consapevole attenzione alla salute”.
E’ in questo quadro generale che si inserisce la nuova veste della Caffetteria del Centro, rinnovata nel locale, e ampliata nell’offerta per il pranzo e la cena. Nel corso della serata è stato presentato il nuovo menù che punta sulle eccellenze della gastronomia italiana a prezzi ragionevoli, ed è stata proposta, in prima assoluta, la rivisitazione di una storica ricetta molto apprezzata alla corte rinascimentale dei Pio: i maccheroni al pettine con sugo bianco di cappone. Con la dottoressa Mezzetti, biologa nutrizionista, si è entrati nello specifico dell’aspetto nutrizionale: “oggi ci sono molte più possibilità per consumare una colazione e un pranzo salutari al bar. Alla classica combinazione cappuccino e brioche alla crema, è meglio preferire panini e cornetti a base di farine integrali o con cereali, caffè poco zuccherato, latte vegetale, centrifugati e spremute fresche.
E per il pranzo l’offerta in circolazione è ancor più ampia. L’importante è non accontentarsi di un tramezzino o di un’insalata di lattuga e pomodori. Oltre a non gratificare il palato, queste soluzioni veloci e all’apparenza leggere, non sono affatto bilanciate.
Il pasto corretto dev’essere completo di carboidrati, proteine, vegetali e grassi insaturi. Se si dispone di sufficiente tempo un antipasto e un primo ben bilanciati sono un’ottima scelta, altrimenti un piatto unico a base di cereali come riso, orzo o quinoa, verdure, uova, pesce o carne, condito con olio extra vergine d’oliva ed erbe aromatiche costituisce una valida alternativa”.
“In un settore dinamico e competitivo – ha concluso Porro di StudioRPR – il valore aggiunto che permette al ristoratore di differenziarsi dalla concorrenza risiede nella capacità di raccontarsi e coinvolgere il pubblico nell’esperienza proposta, che deve sì poggiare su una base qualitativa alta, ma non può prescindere da una strategia di comunicazione visiva e verbale in grado di farla emergere al meglio”.
Chiara Sorrentino

 

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