Siamo ciò che mangiamo

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La storia di ciò che mangiamo è il titolo di un curioso libro sulle abitudini enogastronomiche italiane scritto dal professor Renzo Pellati. Torinese, specialista in Scienze dell’alimentazione, Pellati ha iniziato i suoi studi all’Università di Modena ed è divenuto un apprezzato studioso di modi, usi e abitudine culinarie. Autore di diversi trattati sulla materia, nonché vincitore di premi internazionali sulla letteratura gastronomica e membro dell’Accademia italiana della cucina, è stato ospite del Lions Club Carpi Host presieduto da Claudio Rinaldi. Lo scorso 25 ottobre Pellati ha presentato, presso la Sala conviviale della Parrocchia di Quartirolo, il suo libro e ha risposto alle domande dei soci. Ha avuto così modo di confermare come in Italia aumenti il numero delle persone in sovrappeso e obese a causa di un’alimentazione non equilibrata unitamente a una scarsa attività fisica.
“E’ necessario portare l’educazione alimentare anche nelle scuole – ha detto Pellati – per abituare i ragazzi  a mangiare in maniera corretta e sana, preservandoli così da fenomeni di precoce obesità che li accompagnerà per tutta la vita”, ha affermato Pellati.
Lo studioso ha poi ricordato come il termine ‘dieta mediterranea’ derivi da una ricerca di un medico americano inviato in Sicilia durante la guerra dalle autorità militari preoccupate dell’alimentazione delle truppe in quella regione povera.  Ma il medico, al contrario, scoprì che un’alimentazione sana, fatta di prodotti naturali, senza grassi e ricca di frutta e verdura, manteneva sani i soldati Usa e portava a una netta diminuzione delle malattie cardiovascolari molto diffuse  negli States. Da quel momento la ‘dieta mediterranea’ divenne sinonimo di cucina sana: un ottimo metodo per scongiurare malattie e obesità.
Numerose poi le curiosità raccontate da Pellati nel corso della piacevole serata voluta dal Lions Club di Carpi, come la nascita del termine Pizza Margherita, nel 1880, in occasione della visita a Napoli della regina Margherita, quando un pizzaiolo, sulla tradizionale pizza bianca mise in suo onore pomodorini rossi e basilico verde in omaggio al tricolore italiano.
Oppure la nota avversione, tutta italiana e durata secoli, verso le patate e il pomodoro rosso importati da Cristoforo Colombo dall’America e guardati con sospetto dalle nostre massaie.
“In ogni caso – ha aggiunto – la nostra cucina è conosciuta e apprezzata nel mondo perché noi italiani  eccelliamo anche in questo e abbiamo quella fantasia creativa che ci consente di variare antiche ricette e inventarne di nuove, soddisfando anche i palati più esigenti con sapori sempre nuovi e allettanti, trasformando piatti ‘poveri’ come la polenta, la pasta o certi tipi di carne, in piatti gustosi e, a volte, raffinati. La nostra fantasia creativa, ad esempio, ci ha consentito di creare il mito del caffè italiano come il migliore al mondo anche se in Italia non ne produciamo nemmeno un chicco o di inventare per primi una crema alimentare come la ‘nutella’ miscelando cacao e nocciola, due generi pure importati. Oppure di scoprire nel secolo scorso che il saccarosio lo si poteva estrarre dalle barbabietole prodotte nelle nostre campagne senza dover acquistare la canna da zucchero proveniente dal Sud America”.
Pellati ha infine salutato i presenti con un ammonimento: “una volta si mangiava per vivere, oggi si mangia per il piacere di farlo. L’invito però è quello di essere moderati e di variare la propria dieta, trovando il giusto equilibrio tra grassi, vitamine e proteine per vivere meglio e preservare la nostra salute”.
Cesare Pradella  

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