La manovra della discordia

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Ci hanno provato, ma inutilmente. I rappresentanti delle associazioni di categoria hanno incontrato i nostri amministratori per tentare di strappare qualche deroga alla tanto discussa manovra antismog ma a nulla sono valsi i loro sforzi. Di sforamento in sforamento le polveri sottili imperversano e la qualità dell’aria della nostra città peggiora (dall’inizio dell’anno sono già 17 i superamenti delle Pm10 rilevati dalla centralina di Arpa di via Remesina, 35 quelli massimi consentiti). Per tentare di abbassare l’inquinamento, la Regione prevede delle limitazioni alla circolazione fino a marzo: dopo anni in cui il perimetro interessato dalla manovra era grande come un’aiuola, quest’anno è stato esteso a tutta l’area urbana (percorribili Tangenziale Losi, la strada Romana nord, la Bretella nord, via Griduzza, via Cavata, via Secchia, Cavalcaferrovia Lama, via Lama e via Cattani). Sono infatti spuntati ovunque cartelli che avvertono la cittadinanza del divieto di accesso nei giorni feriali (dal lunedì al venerdì, a partire dal 3 ottobre e fino  al 31 marzo 2017) ai veicoli più obsoleti e inquinanti, dalle 8.30 alle 18.30.
“Fermo restando l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini – dichiara Massimo Fontanarosa, direttore di Confcommercio Sede di Carpi, Novi e Soliera – penso che la modalità con cui è entrata in vigore la manovra antismog a Carpi sia una delle più impopolari azioni di politica locale di questi ultimi anni. La totale assenza di informazione, così come la mancata condivisione e confronto col mondo economico  su un’azione dall’impatto così importante su tutta la cittadinanza è stato folle. Da un giorno all’altro ci siamo visti applicare un’ordinanza sindacale che ha esteso il provvedimento antismog su un’area molto più vasta dell’anno scorso creando preoccupazione, incertezze e timori da parte di tutti”.
E’ stata la Regione ad annullare la deroga in vigore lo scorso anno che permetteva di applicare la manovra al 30 per cento del centro abitato: un inasprimento riconducibile al timore dell’ente di essere multato per milioni di euro dalla Comunità Europea a causa dei continui superamenti dei valori limite di PM10. In Emilia Romagna però non tutti i Comuni rientranti nei parametri imposti dalla Comunità Europea hanno applicato “alla lettera” le disposizioni. “Il Comune di Imola, ad esempio, che conta quasi 70mila abitanti – prosegue Fontanarosa –  ha fatto partire la manovra il 17 ottobre, dopo due settimane di campagna informativa, prevedendo tre domeniche ecologiche anziché cinque e la sospensione per il periodo natalizio dal 5 dicembre al 6 gennaio”.  
A generare polemiche è certamente la mancanza di alternative concrete all’uso dell’auto privata. Malgrado non si faccia altro che parlare di mobilità alternativa le lacune del trasporto pubblico urbano sono a dir poco imbarazzanti, basti pensare al cadenzamento e alla scarsa copertura del territorio. Per non parlare poi della rete (incompleta) di piste ciclabili. Finito anche il tempo degli incentivi pubblici per acquistare mezzi a metano o a Gpl o per convertire i propri. Certo la lista delle deroghe alle limitazioni è lunga (quella che ha maggiormente attirato l’attenzione consente la circolazione a chi ha un’ISEE inferiore ai 14.000 euro: di certo non il solo a non potersi permettere una macchina nuova) ma, di fatto, il disagio c’è, anche considerando che il parco auto circolante sulle strade cittadine è fatto di numerosi Euro 1 e mezzi diesel.
Rete Imprese Italia ha strappato  ben poco all’Amministrazione: “se questi amministratori continuano a essere dei meri impiegati prestati alla politica e si limitano semplicemente a calare dall’alto al basso tutto ciò che proviene dalla Regione o da altri enti sovracomunali – conclude amareggiato Fontanarosa – senza alcun confronto e senza preoccuparsi delle ricadute che potrebbero avere tali provvedimenti sulla città, il rischio è quello di veder crescere il malcontento e aggravare una situazione economica già molto complessa”.
Jessica Bianchi

 

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