Chi di noi non ricorda le favolose avventure dell’eccentrica Pippi Calzelunghe? Una bambina bizzarra, quella nata dalla penna di Astrid Lindgren, assolutamente fuori dall’ordinario, che vive sola in una grande villa in un piccolo paese della Svezia. “Una bimba tremendamente forte. Autonoma. Ed è proprio da questa immagine che speriamo i nostri bambini possano trarre ispirazione”. A parlare è Ramona Vai, referente territoriale, insieme a Liana Balluga, del progetto sperimentale Pippi (acronimo di Programma di Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), il cui obiettivo è “mettere al centro il benessere dei più piccoli, sostenendo la genitorialità più vulnerabile”, prosegue la dottoressa Vai, onde evitare l’allontanamento dei figli dal nucleo familiare. “Genitori non si nasce, tutti abbiamo bisogno di imparare a diventare migliori in questo ruolo. Le madri e i padri Pippi, che si trovano a fronteggiare situazioni complesse, presentano punti di forza e di debolezza: la sfida è quella di accompagnarli per implementare le loro risorse genitoriali attraverso un lavoro di squadra”. Il programma sperimentale, nato dalla collaborazione tra il Ministero delle Politiche sociali e il Laboratorio in Educazione familiare dell’Università di Padova, sta muovendo i primi passi nei quattro comuni dell’Unione delle Terre d’Argine con la collaborazione del Distretto sanitario dell’Azienda Usl, delle scuole e di varie associazioni del territorio. Il progetto si rivolge a dieci famiglie con bambini fino a 11 anni di età e coinvolge assistenti sociali, personale scolastico, psicologi, educatori e famiglie di appoggio: una vera task force che lavorerà in modo integrato e sinergico con i genitori. “Apparentemente – spiega Ramona Vai – potrebbe sembrare un numero ridotto ma dietro a questi dieci bimbi vi sono gruppi di lavoro e metodologie molto complessi. La scienza, si sa, richiede metodo e Pippi prevede la compilazione puntuale di moduli e un monitoraggio costante per verificare, insieme alle famiglie, come procede l’intervento, verificandone in ogni momento l’efficacia. Anche il bambino è parte integrante del gruppo di lavoro: sono infatti previsti dei momenti a lui dedicati affinché possa esprimere bisogni, emozioni e sentimenti”. Se il progetto darà i risultati auspicati in termini di miglioramento delle competenze genitoriali potrebbe fornire indicazioni ed esempi concreti di buone prassi da sviluppare non solo sul nostro territorio bensì nell’ambito dei servizi socio sanitari dell’intero Paese. D’altronde i dati nazionali e regionali dicono che la prima causa degli allontanamenti in Italia è rappresentata proprio dall’inadeguatezza genitoriale e che nei Paesi occidentali la negligenza nella cura dei figli è in preoccupante aumento. Pippi rappresenta una vera e propria alleanza tra tutti i soggetti che hanno a cuore la crescita del bambino, per promuoverne il benessere e la crescita in un ambiente protetto, sicuro e appagante. Una sperimentazione preziosa, tesa a evitare, laddove sia possibile, strappi dolorosi come l’allontanamento dei minori dai propri genitori, per assicurare loro un diritto sacrosanto, quello di diventare grandi sentendosi amati e accuditi.
Jessica Bianchi