Venticinque anni fa il frumento valeva 30.000 lire, gli attuali 15 euro, più o meno come le quotazioni di oggi: troppo il divario tra costo del frumento, pane e pasta. “I ricavi del grano mandano in rosso il reddito degli agricoltori quando, mai come quest’anno, i frumenti presentano un’alta qualità, con proteine elevate, ottimo peso specifico. Inoltre – hanno spiegato Cia – Agricoltori Italiani e Confagricoltura Modena – questa situazione produrrà un drastico calo delle prossime semine. Chi potrà poi vantare la tradizione e la qualità di pasta, pane e prodotti italiani a base di cereali quando questi non ci saranno più?”. Già nei primi mesi del 2016 il frumento tenero panificabile valeva mediamente 166 euro a tonnellata, quello duro a 238 euro e l’orzo 170 euro a tonnellata (quotazioni Borsa Merci Bologna). Nella quotazioni del 12 luglio, inoltre, sempre la Borsa di Bologna i prezzi della varietà fino si sono attestati nella prima rilevazione della nuova campagna sui 158-162 €/t (30 giugno), per poi scendere ad inizio luglio sui 154-158 €/t, più bassi del 6% rispetto all’ultima rilevazione della campagna 2015/16 e del 19% rispetto allo stesso periodo del 2015.
“Tutto questo in una annata con un raccolto soddisfacente nella media – spiega Cristiano Fini, presidente della Cia di Modena – ed è per questo che abbiamo dato vita ad una iniziativa che abbiamo chiamato ‘Grano amaro’ e che abbiamo realizzato in tutte le provincie dell’Emilia Romagna per far conoscere la situazione critica dei cereali , nonché mettere in evidenzia il divario tra costo del frumento, pane e pasta”.
“Mai come quest’anno i frumenti presentano un’alta qualità, con proteine elevate e ottimo peso specifico – rincara Davide Paltrinieri, presidente della sezione Cerealicola di Confagricoltura – ma cento chili di frumento valgono, al mercato attuale, meno di 7 chili di pane, una situazione insostenibile, contro la logica delle cose, che non può nemmeno lasciare indifferenti i consumatori di fronte ad una tale distorsione dei mercati che vede danneggiati gli agricoltori in primis”.
A tutt’oggi le quotazioni del frumento tenero si attestano sui 16 euro al quintale mentre quello duro è valutato 19 euro in un contesto produttivo dove la provincia di Modena ha 19mila ettari investiti a frumento tenero e 2.200 a grano duro.
“Quello dei prezzi – commenta la presidente di Confagricoltura Modena, Eugenia Bergamaschi – è un problema serio e non si limita alle sole aziende agricole: il crollo del prezzo del frumento non ha portato alcun beneficio al consumatore. Serva una riflessione sull’intera filiera, non è possibile che i costi gravino solo su produttori e consumatori finali”.