La ragazza che odiava gli specchi

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Quando ero specializzando in Dermatologia lavoravo nel laboratorio di ricerca in biologia cutanea del professor Carlo Pincelli: uno dei primi al mondo a studiare il Nerve Growth Factor (NGF, il neurotrasmettitore la cui scoperta valse il Nobel a Rita Levi Montalcini) nella pelle. Ero stato quindi molto orgoglioso di trovare le “nostre” ricerche citate in un libro che lessi in quegli anni, La ragazza che odiava gli specchi di Roberto Bassi, primario dermatologo all’Ospedale Civile di Venezia. Il libro parlava di Dermatologia Psicosomatica cioè del legame, che nessun dermatologo nega pur non prendendolo troppo sul serio, tra pelle e psiche. E’ difficile definire quali dermatosi possano (o debbano) essere considerate psicosomatiche e quali no, forse lo sono tutte e i tentativi di classificarle non fanno che complicare la situazione. Quel che è certo è che molti dei pazienti che si presentano al dermatologo con psoriasi, vitiligine, dermatite seborroica, orticaria, iperidrosi, acne, rosacea, herpes, verruche, alopecia areata, telogen effluvium, afte e pruriti vari, per citare le più conosciute, provano timidamente a chiedere “Dottore, ma non sarà lo stress?” e la maggior parte dei dermatologi risponde “lo stress c’entra di sicuro!” prima di prescrivere antibiotici e/o immunosoppressori.

Nel 1978 uno psichiatra e dermatologo di Harvard, Robert D. Griesemer pubblicò una lista completa degli effetti emozionali su varie condizioni della pelle indicando anche il tempo intercorso tra lo “stress” e il sintomo cutaneo: dai secondi necessari a scatenare prurito o iperidrosi alle oltre tre settimane che separano lo stimolo dalla comparsa di vitiligine o telogen effluvium.  Bene, ora che abbiamo imparato a conoscere la stretta comunicazione bidirezionale tra cervello e intestino, che sappiamo che l’intestino è l’organo più ricco di neuroni ed è in grado di produrre la maggior parte della serotonina che circola nel nostro organismo, ora probabilmente siamo pronti a rileggere una teoria elaborata più di 80 anni fa (e poi abbandonata) dai dermatologi John H. Stokes e Donald M. Pillsbury. I due furono i primi a ipotizzare che il collegamento tra psiche, cervello, stress e pelle passasse attraverso l’intestino: la teoria unificante cervello-intestino-pelle. Stokes e Pillsbury in un lavoro del 1930 (Millenovecentotrenta!) ipotizzarono che gli stati emozionali potessero alterare la normale microflora (allora il microbiota si chiamava così) intestinale, alterare la permeabilità intestinale e contribuire all’infiammazione sistemica e tra i possibili rimedi proposti dai due dermatologi c’erano colture di Lactobacillus acidophilus.

 

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