In prima linea nella lotta a Cosa Nostra

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“Quando è andato l’ultima volta al cinema?”, Nino Di Matteo ci pensa, sorride e risponde “Senza scorta? 24 anni fa”. Una frase che dà perfettamente il senso della vita condotta da oltre vent’anni dal Pm di Palermo Nino Di Matteo, il magistrato più scortato d’Italia: ospite, sabato scorso, di una Carpi blindata, per ritirare il premio legato alla rassegna Ne Vale La Pena, diretta da Pierluigi Senatore. “A volte m’interrogo se ne valga veramente la pena… e dopo lunghe riflessioni rispondo sì, anche se il mio è un lavoro fatto di delusioni, solitudine e attacchi. Rispondo sì perché quando poi partecipo a manifestazioni come questa riesco, a ricaricarmi e a trovare nuova energia da spendere nella lotta alle mafie”.
Per il pm della Dda di Palermo “il contrasto serio alle mafie dovrebbe essere il primo problema di ogni paese perché l’incidenza della mentalità mafiosa investe le nostre istituzioni e riguarda tutti. Mi spaventa sentire affermare, a più riprese e a vari livelli istituzionali, anche alti, che un magistrato deve valutare le conseguenze della propria condotta a livello politico, o definire inopportune certe sentenze pure giuridicamente ineccepibili”. Secondo il magistrato sarebbe da rivedere anche la legislazione “ancora gravemente carente per fenomeni corruttivi che si intrecciano tra politica e mafia”, ed è “scandaloso il fatto che più del 95% dei processi per reati contro la pubblica amministrazione cada in prescrizione. Ciò costituisce la mortificazione più inaccettabile degli sforzi di magistrati e investigatori, dei diritti delle vittime e dei cittadini che chiedono giustizia”. Per Di Matteo “nel dna della mafia da sempre vi è la ricerca esasperata e metodica del rapporto con gli altri poteri, perché in assenza di questi legami, la mafia non sarebbe mai diventata così potente. Lo Stato, invece, a partire dalla politica, non ha dimostrato la consapevolezza, speculare e contraria, circa la necessità di recidere i rapporti tra potere e mafia per sconfiggerla: per questo, pur avendo vinto tante importanti battaglie, non intravediamo la vittoria della guerra alle mafie…”, ha aggiunto Di Matteo. Eppure “basterebbe leggere le sentenze definitive, come quella del processo Andreotti o quella su Dell’Utri in cui si parla del patto di cui fu mediatore e che venne rispettato dal 1974 al 1992  tra i vertici delle famiglie palermitane e l’allora imprenditore Silvio Berlusconi: nonostante ciò due anni fa era interlocutore politico del Governo e delle istituzioni anche per riformare la nostra Costituzione…”.  All’incontro in San Rocco era presente pure il consigliere di Corte d’appello del Tribunale di Palermo Mario Conte: “altrettante importanti misure da attuare nel contrasto alle mafie – ha sottolineato –  sono al di fuori dai palazzi di giustizia, come queste iniziative, fatte per aiutare i giovani a recuperare una serie di valori che noi adulti abbiamo purtroppo perso. Oggi non basta fare il nostro dovere: ognuno di noi dev’essere testimone di ciò che accade a partire da ciò che non va. Informare è importante, ma lo è ancora di più il gioco di squadra”. Anche per Mario Conte “la lotta alla mafia dovrebbe essere la priorità in un Stato civile ma, al contrario, viene considerata un impaccio, un fastidio, non solo dalla politica, ma anche dall’informazione. Dobbiamo scendere in campo quotidianamente – ha concluso Conte – abbiamo un dovere che non nasce dalla nostra attività, bensì dallo svolgere una funzione fondamentale: quella di genitore e uomo, non di magistrato o di politico…”. Per Di Matteo bisogna “avere il coraggio della verità e di ricordare fatti che nessuno vuole più rievocare,  ma è necessario anche un cambio di mentalità”.  Il presidente di Confcooperative Modena, Carlo Piccinini, ha poi consegnato ai due prestigiosi ospiti, da anni in prima linea nella lotta a Cosa Nostra, due bottiglie di Lambrusco e una confezione di Parmigiano Reggiano. “Due prodotti d’eccellenza che rappresentano nel mondo l’enogastronomia italiana – ha commentato Piccinini – e, allo stesso tempo, simboli della cooperazione onesta, che rispetta le regole e contrasta l’illegalità in tutte le sue forme”.