“Il mondo è cambiato: la Magistratura deve stare al passo coi tempi”

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La vicenda di Formigine dove un negoziante è imputato per tentato omicidio dopo avere sparato a un ladro nel 2009, ha riacceso con forza, anche sul nostro territorio, il dibattito sulla legittima difesa. A Roma la proposta di legge della Lega Nord è stata bocciata dal Pd in commissione. Il testo del Partito democratico è approdato alla Camera la settimana scorsa e in aula è scoppiata la bagarre tanto che il Pd ha deciso di rimandare seduta e discussione. A Giulio Garuti, professore di diritto processuale penale all’Università di Modena e Reggio Emilia, abbiamo chiesto un parere sui due testi proposti.

La proposta di legge della Lega Nord in cosa consisteva?

“La proposta della Lega modificava l’articolo 52 del Codice Penale, introducendo una sorta di presunzione di legittima difesa, qualora il singolo fosse vittima di atti violenti compiuti da una o più persone travisate in un’abitazione privata o in ogni altro luogo in cui sia esercitata un’attività professionale, commerciale o imprenditoriale. In tutte queste situazioni si presume che una persona che si difende anche con l’uso delle armi, lo faccia per legittima difesa. La legge in vigore attualmente definisce delle situazioni ben precise ed è sempre il giudice a dover valutare se il singolo si trovi o meno all’interno di una situazione di legittima difesa, considerando il commodus discessus (ndr veloce allontanamento di chi sta commettendo un furto o una rapina) e stabilendo una proporzionalità tra offesa e difesa. Nella proposta di legge della Lega Nord tale correlazione non esiste più: a mio parere questa disposizione è eccessiva, poiché rischia di creare delle situazioni da Far West ed è in contrasto con l’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, disposizione sovranazionale alle quali anche le leggi italiane devono adeguarsi”.

Il testo approdato alla Camera è quello del Pd. Cosa cambierà?

“Nel testo proposto dal Pd abbiamo una sorta di onere della prova da parte di chi ha subito la violenza che mi sembra abbastanza diabolico. E’ infatti difficilissimo provare di essere stato indotto in errore dalla paura o di aver agito per errore in stato di grave turbamento psichico. Ciò che dovrebbe cambiare non è la norma, che oggi esiste già, bensì, a mio parere, l’atteggiamento della Magistratura. Qualche tempo fa, una sentenza ha condannato la persona che aveva subito l’offesa e aveva agito in stato di presunta legittima difesa, a risarcire il danno ai parenti dell’aggressore, che in questo modo è diventato la vittima. Quest’ultimo testo emendato dal Pd non solo non cambia nulla ma, secondo me, rischia di peggiorare le cose, poiché fa convergere sulla vittima dell’aggressione, l’onere della prova. E’ evidente che se entra a casa mia una persona violenta, armata o incappucciata, io sia in grave turbamento psichico. Quali sono gli indici a cui si rifarà la Magistratura per decidere se ho agito in tale stato? La legge proposta non introduce questi parametri. E’ ovvio che verranno definiti dalla giurisprudenza, ma ciò succede già, con la legge oggi in vigore”.

Le maglie dunque anziché restringeresti si allargherebbero con il testo emendato dal Pd?

“Si allargano nel senso che, ribaltando sul singolo l’onere della prova, si rischia che il magistrato possa non riconoscere lo stato di grave turbamento psichico. La Magistratura continua a ragionare come se il mondo non fosse cambiato, come se l’aggressione all’interno di un’abitazione o la rapina in un negozio si consumassero una tantum come accadeva negli Anni 70. Oggi la realtà è profondamente mutata, è normale che un gioielliere, dopo aver subito 6 o 7 colpi, sia esasperato. La Magistratura continua a svolgere la propria attività sulla base di un codice, quello penale, che risale al 1930. A essere cambiato è anche il tipo di criminalità: oggi molto più violenta. I malviventi non si limitano più a rubare: spesso non si preoccupano di irrompere nelle abitazioni o nelle attività commerciali quando le persone sono presenti, mettendo a repentaglio la vita stessa delle vittime. Occorre, ripeto, che la Magistratura si renda conto che la realtà è cambiata e questo obiettivo lo si raggiunge attraverso la formazione, con corsi di aggiornamento anche su temi più generali rispetto al semplice diritto. Penso che questo sia fondamentale”.

Federica Boccaletti

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