“L’Erasmus ti cambia. Che tu lo voglia o no”. Esordisce così la 21enne carpigiana Federica Magri, iscritta al corso di Laurea in Marketing e Organizzazione d’Impresa, partita alla volta della Spagna nel settembre scorso per studiare nella prestigiosa università di Saragozza, tramite il programma europeo studentesco di mobilità che permette di effettuare un periodo in un ateneo straniero. “Ho scoperto di amare il mio Paese e ciò che faccio, più di quanto non facessi prima, ho imparato ad adattarmi a qualsiasi situazione, a cucinare, stirare, a convivere con persone che non avevo mai visto prima, e ho capito di cosa si possa fare a meno nella vita e cosa è per me irrinunciabile. Inoltre, amo la possibilità di incontrare nuova gente ogni giorno, imparare nuove lingue, capire quali sono le differenze tra i sistemi universitari, svegliarmi la mattina e avere mille possibilità da realizzare giorno dopo giorno”.
Quindi per ora il bilancio è positivo…
“Assolutamente sì. Certo i primi giorni sono stati duri: ho dovuto cercare un appartamento, decidere i corsi da seguire, orientarmi in questa nuova città senza nessuno a cui appoggiarmi e parlare una lingua che conoscevo solo a livello scolastico. Avevo l’opportunità di chiedere un tutor ma ho preferito rimboccarmi le maniche e fare tutto da sola: se tornassi indietro lo rifarei ancora, perché la conquista dell’autonomia è un’altra delle opportunità che offre l’Erasmus.
Neanche l’università fa sconti a noi studenti stranieri. Non ho avuto nessun aiuto dai professori che, sin dall’inizio, ci hanno detto che eravamo allo stesso livello degli altri alunni: esami e lezioni uguali per tutti”.
Il sistema universitario è molto diverso da quello italiano?
“L’università spagnola è molto diversa da quella italiana: classi meno numerose, composte al massimo da una trentina di studenti, orari completamente diversi delle lezioni che talvolta terminano alle 21, in linea con l’organizzazione oraria tipica della penisola iberica, e la possibilità di scelta tra una valutazione costante o un esame totale. Nel primo caso, è necessario seguire tutte le lezioni, ed eseguire compiti a casa, progetti individuali e di gruppo. La pratica e i lavori in team sono tenuti in grande considerazione, mentre per quanto riguarda la teoria in Italia c’è il doppio da studiare”.
Di questi tempi in Italia come in altri Stati, c’è un grande dibattito intorno ai vantaggi e agli svantaggi che derivano dalla globalizzazione e dall’Europa Unita. Cosa ne pensi?
“Credo che quelli che si schierano contro l’Europa unita, l’euro, il multiculturalismo e la multietnicità in realtà abbiano visto molto poco del mondo. Sono convinta che nella diversità risieda la ricchezza del nostro patrimonio culturale, che nell’accettazione dell’altro stia la grandezza dei nostri ideale e nella voglia perenne e inarrestabile di scoperta stia la meraviglia del nostro progresso. L’Erasmus è un’esperienza unica per capire tanto di sé e degli altri. La consiglio a tutti”.
Dove lo vedi il tuo futuro e quali progetti hai?
“Il mio futuro lo vedo in Italia perché stando lontana per sei mesi dal mio Paese ho capito che non potrei immaginare di trascorrere tutta la mia vita altrove. Resterò qui a Saragozza fino al 9 febbraio, il tempo di finire gli esami e tornare in Italia dove inizierò lo stage per laurearmi. Una volta laureata vorrei perfezionare la conoscenza della lingua inglese e poi andare a Milano a fare il master di primo livello in Marketing”.
Chiara Sorrentino