Via da un Paese senza futuro

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Che senso ha rimanere in un Paese in cui non ci si identifica più, anche se è quello in cui si è nati e in cui affondano le proprie radici? Se si è una coppia di giovani in gamba e per di più innamorati è giusto desiderare di creare il proprio futuro laddove si intravedano ancora prospettive incoraggianti. E’ questo il motivo dell’addio all’Italia della coppia di carpigiani Elisa Govi e Marco Soldan che ammettono: “non ce ne siamo andati per ragioni economiche, ma perché era diventato frustrante vivere in un stato da troppi anni in preda al malgoverno e alle ingiustizie sociali, frenato da inefficienza e da una burocrazia lenta. Non rispecchiava più i nostri ideali”.
Lei, 33 anni, è laureata in Scienze Politiche con diverse esperienze nel settore moda. Lui, 39, è un tecnico metalmeccanico esperto di macchine farmaceutiche. Dopo aver fatto ricerca tra aziende in tutto il mondo potenzialmente interessate alle competenze di Marco, le opzioni offerte dal panorama australiano sono risultate le più allettanti, e così hanno deciso di licenziarsi dai rispettivi posti di lavoro per intraprendere un nuovo percorso a Brisbane.
Come è stato l’impatto iniziale con la nuova realtà?
“E’ stato molto positivo. Brisbane, pur contando oltre un milione di persone, è una città  incredibilmente vivibile e accessibile. Ci siamo subito innamorati del perfetto connubio tra la modernità di grattacieli e superstrade e l’incontenibile presenza della natura, per non parlare dell’estrema puntualità e qualità dei servizi. Dopo due anni, iniziamo ad assestarci, ad avere confidenza con la città e l’immenso territorio circostante”.
Attualmente di cosa vi occupate?
“Marco ha trovato un lavoro da tecnico nel reparto packaging di una casa farmaceutica, mentre io lavoro come store manager in un negozio a Brisbane. Poco dopo essere arrivata, avevo iniziato a lavorare come commessa in un negozio di abbigliamento, con il principale scopo di praticare la lingua. Poi, una serie di circostanze ha fatto sì che continuassi questo percorso e ne derivasse un’opportunità di carriera nel settore”.
Cosa vi piace della vostra nuova vita?
“Potrebbe sembrare banale, ma vivere in un posto in cui c’è il sole tutto l’anno, una natura rigogliosa, il mare cristallino e volatili di tutti i colori che attraversano il cielo rende le giornate molto piacevoli.  Adoriamo anche il fatto di abitare in una metropoli moderna che consente di raggiungere velocemente posti incredibilmente isolati, ma soprattutto vivere qui ci offre  grande serenità.  Le cose funzionano e le persone sono tendenzialmente aperte, educate e rispettose delle regole.  Inoltre, gli australiani non pongono al primo posto il lavoro e anche per questo sanno godersi la vita con meno ansie e stress rispetto a noi italiani. Ammiriamo l’assenza di giudizio e la leggerezza con cui affrontano ogni evento e circostanza. Stiamo cercando di imparare da loro ma è più difficile di quanto ci aspettassimo”.
E per quanto riguarda il lavoro, l’Australia offre davvero quello che promette?
“Indubbiamente ci sono maggiori chances professionali per tutti. Inoltre, il lavoro qui è molto più strutturato e organizzato. I ruoli sono chiari e definiti e c’è una forte propensione alla collaborazione tra i reparti. Di contro, si percepisce un po’ ovunque la mancanza di una solida cultura del lavoro. Venendo da una città come Carpi storicamente fondata sul lavoro artigiano, questo deficit si percepisce con maggiore evidenza, ma ciò che emerge fondamentalmente è che rispetto all’Italia, le condizioni e le relazioni lavorative sono molto più ragionevoli e pacate”.
Che progetti avete per il futuro?
“Al momento non abbiamo particolari progetti, se non quello di continuare a vivere il nostro sogno australiano!
Ci piacerebbe anche portare qui le nostre famiglie, se non definitivamente almeno per lunghi periodi. Le nostre madri sono venute a trovarci per un mese a giugno ed è stato meraviglioso averle con noi. E poi, a volte, pensiamo che sarebbe bello avviare un’attività insieme. Chissà…”.
Cosa consigliereste a un giovane che sta meditando di trasferirsi all’estero?
“Che parta immediatamente! Noi ci siamo trasferiti due anni fa e rimpiangiamo di non averlo fatto prima, ma non ci eravamo ancora conosciuti. Sarebbe bello trasmettere ai nostri coetanei la nostra stessa voglia di viaggiare, sperimentare e approfondire lingue e culture diverse, accettando anche di intraprendere la strada meno battuta quando necessario e imparando a essere indipendenti e coraggiosi. Oggigiorno ci vuole molta forza d’animo per affrontare la vita nonostante la crisi e la difficile situazione internazionale, ma noi giovani abbiamo il diritto e il dovere di inseguire i nostri sogni, ovunque questi ci portino”.
Chiara Sorrentino