Nazareno, spazi da reinventare

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Percorrendo viale Peruzzi è inevitabile notare il complesso di edifici che costituiscono il Nazareno. Chi l’ha frequentato in passato, quando rappresentava un vero e proprio cuore pulsante in città, oggi non può che constatare il fatto che non sia adeguatamente valorizzato nonostante l’emergenza sociale non sia meno grave rispetto a cinquant’anni fa. Tra i grandi protagonisti di quella stagione, il geometra Luigi Boschini si è reso disponibile per raccontare che cosa è stato il Nazareno rimarcandone l’importanza non solo nell’ambito della sua vita personale ma per la città di Carpi. Durante l’incontro con Boschini, nello studio che ha condiviso con l’amico di sempre Giovanni Turchi e di cui porta avanti l’attività, emerge la caratura dell’uomo che a 86 anni continua a essere animato da una grande forza interiore. La sua vita è intrecciata indissolubilmente a quella della moglie Edda a cui è profondamente legato da 61 anni e con la quale condivide una profondissima fede fortificata nel tempo grazie agli incontri con don Zeno Saltini, Mamma Nina e don Ivo Silingardi: impossibile non rimanere contagiati dalla loro grande forza spirituale. Boschini ebbe parecchi incontri con don Zeno, sia a Fossoli che a Nomadelfia, e ha frequentato la Casa della Divina Provvidenza comprendendo quanto grande fosse l’amore che sospingeva Mamma Nina a diventare la Mamma di tutti. Alla loro opera a favore dei bambini abbandonati si ispirerà la scelta di don Ivo di ospitare negli edifici del Nazareno i bambini le cui famiglie si fossero trovate in condizione di temporanea difficoltà. Su invito di Don Ivo, Luigi e Edda, dedicarono con gioia il proprio affetto e amore ai bambini e alle bambine affidati dai loro genitori e che Don Ivo, aveva ospitato in due distinti fabbricati all’interno del Centro Nazareno. “Eravamo da poco sposati e la sera andavamo a fare compagnia a questi bambini per giocare con loro e trasmettere tutto l’affetto di cui eravamo capaci”. Boschini ha conosciuto nel 1954 don Ivo Silingardi, il coraggioso sacerdote carpigiano di cui ha condiviso l’impegno civile, umano e sociale. “Da pochi anni diplomato, ho subito cominciato a collaborare con lui, affascinato dalla sua personalità e dai suoi progetti. Organizzammo un primo corso per giovani muratori all’interno di San Nicolò. Abbiamo progettato nel 1960, insieme al geometra Giovanni Turchi e con la collaborazione dell’ingegnere Odoardo Saetti prestando opera di volontariato, il primo fabbricato in viale Peruzzi, che allora era ancora campagna, trovando manovalanza spesso gratuita e ditte che fornivano materiale scontato e a credito; inoltre abbiamo costruito il rifugio al passo di Costalunga sulle Dolomiti, che fungeva da casa di vacanza per molti giovani carpigiani, ma che ha ospitato anche corsi per camerieri. Negli anni successivi abbiamo progettato tutti gli altri fabbricati che compongono il complesso attuale del Centro Istituto Professionale Nazareno e la palestra Kennedy”.
Nel 1970 Don Ivo ottiene di poter istituire la Scuola Alberghiera Nazareno e in una delle tre palazzine inizia l’opera della Cooperativa Sociale Nazareno che ospitava decine di giovani portatori di handicap che trovano serenità, affetto e sostegno. Oggi è diventata Nazareno Cooperative Sociali e ha trasferito il proprio centro operativo presso Villa Chierici.  Il geometra Boschini nei lunghi anni di docenza presso l’Istituto Professionale Nazareno ha contribuito a fare di quella scuola un luogo di formazione e, come sosteneva don Zeno, un’autentica “palestra di preparazione alla vita”. Boschini, il cui motto era “la felicità si impara in classe”, conserva ancora le lettere dei suoi studenti e l’Oscar con il quale lo hanno premiato come Miglior Professore.
Erano gli anni in cui nelle palazzine del complesso del Nazareno risuonavano le voci dei bambini seguiti da Bruno e Ombretta, vi approdavano tanti ragazzi per costruirsi un percorso di vita prima ancora che di studio, vi trascorrevano la giornata i ragazzi disabili le cui famiglie nel Nazareno trovavano un sostegno. Oggi in viale Peruzzi, al civico 44 rimane la sede del centro professionale Nazareno (che comprende la Scuola Alberghiera) dove si svolgono anche corsi di formazione per chi ha perso il lavoro o vuole riqualificarsi. Nelle due palazzine, al civico 42 e 38, hanno trovato posto il Convitto femminile per le ragazze che frequentano la scuola e gli uffici della Curia in attesa della ristrutturazione del Vescovado. Il Nazareno, nel frattempo passato in gestione alla Diocesi, ha grandi spazi che potrebbero essere maggiormente valorizzati per rispondere come nel passato a un’emergenza sociale che, a distanza di cinquant’anni, non è meno grave.
Sara Gelli

 

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