La lotta allo spreco parte dall’educazione alimentare

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Il progetto è nelle nostre corde, ma occorre capire come realizzarlo”. Parola di assessore alle Politiche scolastiche del Comune di Carpi, Stefania Gasparini. Sul piatto, è proprio il caso di dirlo, la possibilità di riciclare gli avanzi di cibo delle mense scolastiche. A tagliare tali sprechi ci sta pensando anche la Città della Ghirlandina dove, in alcune scuole primarie pilota, i bambini hanno ricevuto un sacchetto individuale, lavabile, per portare a casa pane e frutta non consumati. Una cultura del riciclo che, però, non deve partire certo dal piatto, come prosegue l’assessore Gasparini: “stiamo ragionando per capire come prevenire gli sprechi a monte. Introdurre la possibilità di donare alle famiglie ciò che i bimbi non mangiano non è sufficiente. Occorre infatti che la sperimentazione della sportina venga contestualizzata in un quadro educativo più ampio”. Come? “Sostanzialmente attraverso un’adeguata azione di educazione alimentare. I piccoli devono imparare prima di tutto a dare la giusta importanza al cibo”. In alcuni comuni della Provincia è stata effettuata un’analisi degli avanzi: “dopo un mese di monitoraggio – spiega Gasparini – è stato notato come a non essere consumati siano soprattutto la verdura e la frutta. Credo sia da questo che occorre partire e stiamo valutando se ripetere tale esperienza anche in alcune scuole campione del territorio carpigiano”. Pur non essendoci ancora un progetto specifico di lotta allo spreco, nelle cucine delle scuole 0 – 6 anni “da tempo si pone grande attenzione al tema dell’ottimizzazione del cibo onde limitare le rimanenze. Le cuoche interagiscono continuamente col personale della scuola e sanno, poco prima di buttare la pasta, quanti bambini sono presenti e se ve ne sono alcuni con particolari esigenze; allo stesso modo, sanno in quanti restano a dormire e, di conseguenza, a fare merenda. Un dialogo, quello tra cucina e sezioni, possibile grazie al fatto che abbiamo deciso di mantenere internamente le cucine”. Sul fronte delle scuole primarie, invece, dove le porzioni di cibo vengono dispensate dal centro pasti, si può fare ancora molto: di certo nei comuni più piccoli dell’Unione delle Terre d’Argine, dove esiste una sola scuola, il percorso è molto più snello. “A Carpi dove gli istituti scolastici sono numerosi, così come i bambini che li frequentano, è necessario ideare e strutturare un percorso preciso, capendo anche se vi è disponibilità da parte delle scuole”. Detto ciò, restano le serie limitazioni normative dettate dall’Asl: “gli avanzi cucinati non possono essere semplicemente imbustati e destinati ad altri usi. Per farlo devono essere abbattuti sul momento per mantenere così la catena del freddo ed evitare la proliferazione di batteri. Ogni mensa e cucina scolastica dovrebbero quindi dotarsi di un abbattitore… dubito che ciò possa accadere. Al contrario possiamo continuare a lavorare per educare sempre più i bambini circa l’importanza di ripulire il piatto”. A Budrio di Bologna tutte le rimanenze delle mense scolastiche vengono conferite al canile locale. Un modo virtuoso per abbattere la produzione dei rifiuti, tagliare le spese legate all’approvvigionamento di cibo per i cani e contribuire al loro benessere. La meritoria iniziativa, però, non può essere attivata alla Corte dei Pio: “magari – commenta Stefania Gasparini – potessi, ma ho le mani legate. Lo abbiamo chiesto, ma abbiamo ricevuto parere negativo dall’Azienda sanitaria, la quale non consente di destinare il cibo avanzato a Canili e Gattili. La nostra azione è vincolata al loro parere”.
Jessica Bianchi

 

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