C’è una scissione, nella storia della filosofia occidentale, che riguarda l’immensa figura di Socrate: l’insegnamento del filosofo ateniese che non ha fondato alcuna scuola, non ha lasciato testi scritti e non istruiva discepoli ma si confrontava con chiunque incontrasse, è stato fatto proprio e tramandato nella versione fornitaci dai dialoghi di Platone. Per secoli ha dunque predominato una versione ‘platonica’ di Socrate, un Socrate attento a interrogarsi sul mondo delle idee e poco invischiato nella vita dei mortali; un Socrate contento di dover bere la cicuta non tanto per rivendicare la propria autonomia, quanto perché in questo modo potrà liberarsi dal gravame delle proprie spoglie mortali. Ma è su un Socrate ‘socratico’ che Simona Forti, nel corso della sua lezione magistrale dal titolo Ereditare Socrate, o dell’anima anarchica, ha incentrato il suo intervento. Per farlo, la filosofa modenese che ha studiato a fondo i temi della filosofia politica e dell’etica ha ripercorso il pensiero di tre grandi autori del ‘900: Hannah Arendt, Michel Foucault e Jan Patocka. Tre pensatori accomunati dal confronto costante, nella propria opera, con la figura dell’ateniese: la Arendt, contrapponendo la morale socratica, capace di non aderire al pensiero della maggioranza o della propria epoca anche a costo della vita, a quella di Adolf Eichmann, il ‘perfetto’ funzionario nazista divenuto icona della banalità del male, totalmente incapace di opporsi agli ordini dei superiori, ligio al dovere al punto tale da eseguire quello che da lui ci si attende (anche se questo dovere implica la collaborazione allo sterminio di milioni di esseri umani), perché totalmente incapace di elaborare una morale personale; Foucault attraverso il concetto di parresia – dal greco, ‘parlare chiaro’, ‘dire ciò che si pensa’ – inteso come diritto di critica di cittadini liberi e uguali; per finire con il filosofo praghese, morto nel ‘77 a causa degli abusi della polizia politica cecoslovacca e per il suo impegno come portavoce del movimento Charta 77. “Questi filosofi – ha spiegato Forti – sono gli eredi di una corrente sotterranea e minoritaria che ha percorso tutta la filosofia e che, riscoprendo questo lato di Socrate, invita tutti noi a esigere l’autonomia individuale, il libero pensiero, la capacità di rivendicare la propria autonomia e il coraggio di decidere da soli. E’ questa l’eredità che dobbiamo conservare”.
Marcello Marchesini