Correva l’anno 1995 quando, in punta di piedi, nacque il Comitato Progetto Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera. Fu quello l’inizio di una straordinaria avventura: una storia di solidarietà lunga vent’anni che prosegue ancora oggi, grazie alla passione, l’entusiasmo e la determinazione di numerosi volontari. A dare il La a questa bella storia di impegno e vicinanza alle popolazioni colpite dalla tragedia di Chernobyl, fu in primo luogo il carpigiano Roberto Rebecchi, oggi referente nazionale dei gruppi Chernobyl – Legambiente Solidarietà ed è a lui che l’Associazione ha chiesto alcune considerazioni su questi venti anni. “Nell’autunno del ’95, a conclusione della seconda esperienza di accoglienza di bambini e ragazzi provenienti dalle aree contaminate della Bielororussia da parte di alcuni volontari appartenenti al mondo associativo dei tre comuni – ricorda Rebecchi – decidemmo di costruire una specifica associazione che potesse dare consistenza e continuità al progetto, promosso a livello nazionale da Legambiente Solidarietà che, allora, stava maturando”. Un progetto che andava aldilà della mera accoglienza ma si poneva l’obiettivo di mettere in campo azioni volte a costruire “condizioni di sviluppo di progetti di solidarietà, interventi umanitari e, successivamente, di vera cooperazione”, aggiunge Rebecchi. Costante è stato anche il sostegno che il sodalizio ha offerto all’Ospedale Regionale di Gomel mentre, nel 2002, è stato realizzato il Progetto dell’ambulatorio mobile per lo screening e la cura di patologie e tumori tiroidei. “Senza dimenticare gli interventi rivolti alle scuole dei villaggi della Bielorussia, la relazione tra i medici dell’Ospedale di Gomel e quelli del Policlinico di Modena e, in questi ultimi anni, l’ospitalità di bimbi e ragazzi nell’ambito del Progetto Rugiada – spiega Roberto Rebecchi – presso un centro specializzato di risanamento situato in una zona non contaminata del Paese”. Un impegno, quello profuso dal comitato, senza confini, aggiunge Remo Sogari, componente dell’attuale comitato direttivo dell’associazione: “localmente sosteniamo alcune specifiche realtà per promuovere valori per noi fondanti, ovvero solidarietà e accoglienza, con un occhio di riguardo nei confronti dell’infanzia”. Un esempio su tutti, l’aiuto offerto alle popolazioni terremotate del Comune di Novi di Modena e quelle alluvionate del Comune di Bastiglia dopo l’esondazione del Secchia del 2014. Il fil rouge che accompagna e attraversa questi primi vent’anni del sodalizio è sicuramente la tutela e il rispetto dell’ambiente.
“La tragedia di Chernobyl, di cui il prossimo anno ricorrerà il trentesimo anniversario, ha messo in evidenza le interconnessioni e, nel caso specifico, la globalizzazione del rischio e gli effetti devastanti in termini di contaminazione di un’estesa e incontrollabile nube nucleare. In questi vent’anni abbiamo cercato – conclude Roberto Rebecchi – di trasformare in positivo queste interconnessioni, costruendo ponti tra le nostre realtà locali e le zone contaminate della Bielorussia: le centinaia di bambini che abbiamo accolto nelle nostre case, le migliaia di giovani e adulti che hanno beneficiato delle visite mediche tramite l’ambulatorio mobile o presso l’Ospedale di Gomel ne sono la testimonianza concreta”. E per celebrare il traguardo raggiunto, l’associazione organizza la mostra Dare luce al silenzio. Gli evocativi scatti di Luigi Ottani, accompagnati dai testi di Pierluigi Senatore, saranno esposti nella Saletta della Fondazione Crc in corso Cabassi, 4 dal 16 al 27 settembre (vernissage mercoledì 16 settembre, alle 18,30, alla presenza dell’autore e dell’attrice Roberta Biagiarelli che leggerà stralci del libro Preghiera per Chernobyl di Svetlana Alexievich).
Jessica Bianchi