Il segreto del calcio? Fare squadra!

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Tra scandali, corruzione, partite truccate, tangenti, dimissioni e arresti, l’immagine che il mondo del calcio, italiano e internazionale, sta dando di sé in questi ultimi anni non è certo tra le più edificanti. Il gioco più bello del mondo pare sempre più preda di affaristi senza scrupoli, pronti ad agire secondo l’unica stella polare di un profitto perseguito anche al costo di vendere l’anima di questo sport. Ma se, grattando la patina dorata del pallone di Blatter e soci, a emergere è una cloaca maleodorante, non è così per chi, questo sport, sa praticarlo e insegnarlo con una passione che nulla ha a che fare con i dividenti. Davide Nora, trentenne modenese che da anni allena i ragazzi della Virtus Cibeno di Carpi, di cui è anche Responsabile Tecnico, rappresenta quel volto pulito al quale il mondo del pallone, se non vuole sprofondare definitivamente, dovrà saper tornare ad affidarsi anche nei suoi massimi livelli. Spigoloso ma schietto e leale come ogni allenatore che si rispetti, nella vita professionale si occupa di educazione sociale in servizi rivolti ai minori, all’immigrazione e all’integrazione, ed è membro del Consiglio d’amministrazione di Piccola Città Cooperativa Sociale. A fianco al suo impegno sociale, Davide coltiva però da sempre la sua grande passione: “pratico questo sport sin da bambino e già da giovanissimo ho mosso i primi passi da allenatore presso la società San Faustino Rosselli di Modena. Ho fatto tanta gavetta, termine che potrebbe apparire desueto in un’epoca dove i modelli sembrano quelli della furbizia e delle scorciatoie, ma che mi è invece servita tantissimo. Nel 2007 sono approdato alla Virtus Cibeno, dove ho avuto la possibilità di approfondire le mie conoscenze e specializzarmi nel settore giovanile, che ai miei occhi rappresenta il cuore pulsante di questa attività”. Ed è proprio dal lavoro insieme ai ragazzi che Davide trae le sue non piccole soddisfazioni: “loro sono un termometro meraviglioso, misurano e studiano ogni atteggiamento e rappresentano una continua altalena di emozioni. Devi essere sempre ‘perfetto’, infallibile, come ogni giovane pretende sia un adulto. Scovano ogni tua debolezza ma, allo stesso tempo, riescono a esaltare le tue peculiarità e i tuoi punti di forza. Ti senti sempre sulle montagne russe, perché a volte basta un attimo per passare dal grande entusiasmo alla più feroce delle depressioni. Compito dell’allenatore è quello di cercare di indicare loro una strada da seguire, un percorso fatto di disciplina, equilibrio, sincerità, rispetto, passione, disponibilità, un pizzico di sacrificio e tolleranza. Tolleranza reciproca, anche dei propri limiti, perché occorre partire dal presupposto che i limiti, anche se ben celati, ci sono sempre. Il mio compito non è solo quello di cercare di superarli, ma anche di farci i conti qualora siano insormontabili”. Cosa che, nel calcio, purtroppo non sempre accade. Anche il modo di allenare è cambiato nel tempo: “le condizioni sociali ed economiche sono molto differenti. Le famiglie affrontano problematiche sempre più stringenti, le preoccupazioni si riflettono sullo stile di vita e le scelte dei nostri ragazzi”. Nata nel 2002, con i suoi 300 iscritti e uno staff tecnico numeroso e di grande professionalità, la Virtus Cibeno è la seconda realtà in assoluto nel territorio carpigiano. L’organigramma dirigenziale è composto dal presidente Giuliano De Boni, dal direttore generale Massimo d’Elia, dal responsabile del settore giovanile Antonio Conte, dal responsabile area motoria settore giovanile Federico Pierobon e dallo stesso Nora. Tra i compiti di chi ha a che fare con un gruppo di adolescenti, anche quello di saper dosare competitività e divertimento: “il campo da calcio deve rappresentare un luogo neutro in cui sia possibile essere sereni e noi allenatori abbiamo il do vere di non pressare i ragazzi oltre misura. Il risultato è importante, impossibile negarlo, perché dev’essere perseguito in ogni competizione e disciplina, ma non è l’unica cosa che conta! Agonismo, competizione e individualismo estremi rischiano, se esasperati, di creare una miscela esplosiva e nel calcio, purtroppo, scontiamo ancora un forte ritardo su questi temi. I ragazzi devono avere confidenza con i valori dello sport e capire che non sono negoziabili. Solo dopo sarà loro consentito di ‘sognare’ di diventare calciatori professionisti. Educare i giovani a fare gruppo è uno dei valori più alti per il gioco del calcio”.
Marcello Marchesini
 

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