Quella di Recuperandia è “una bella storia”, commenta il responsabile Massimo Melegari (in foto). “Qui si dà valore alle cose, non si spreca nulla e, allo stesso tempo, si mettono al centro le persone e le relazioni umane”. Con oltre 30mila presenze annuali, di cui il 65% è rappresentato da italiani, questa bottega solidale è una realtà colorata e vitale: “un luogo di incontro e socializzazione, dove tanti oggetti ritrovano una nuova vita”. ben 52 i volontari che operano tra le mura della bottega, con loro lavorano a stretto contatto 9 borse lavoro inviate dai Servizi Sociali o dall’Ausl le quali possono ritrovare il piacere di sentisi utili in un ambiente “amico e con tempi a misura d’uomo”, assicura Massimo. E, ancora, disabili, sinti e studenti popolano l’universo di Recuperandia. Ciascuno con un compito. Alla propria portata. Perché l’obiettivo fondamentale è quello di far sentire tutti a casa. A proprio agio. Nessuno escluso. Ed è proprio questa cultura dell’inclusione a rendere speciale Recuperandia. Un luogo dove tutti possono, con dignità, acquistare un oggetto e, allo stesso tempo, trovare un sorriso.