Carpi: quelle merveille!

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Da qualche tempo, a causa del terremoto, ma anche grazie agli exploit della propria squadra calcistica, Carpi è abituata a calamitare l’attenzione degli organi d’informazione nazionali. Questa volta, però, la Città dei Pio ha superato le Alpi, comparendo su Le Nouvel Observateur, uno dei più prestigiosi settimanali francesi, in un articolo a firma della giornalista Marcelle Padovani poi ripreso anche da Internazionale, la rivista italiana che raccoglie alcuni degli articoli migliori comparsi sulla stampa internazionale. Carpi è il laboratorio del metodo Renzi questo il titolo del pezzo che, presentando una situazione decisamente ottimistica dell’economia cittadina, sarà destinato a far discutere. “Le riforme volute dal premier sembrano aver fatto ripartire l’industria tessile, che è da sempre un punto di forza della cittadina emiliana”, scrive la giornalista, citando le 261 piccole e medie imprese attive nel settore moda, Twin-Set, Champion, Blumarine, Liu Jo e Manila Grace in testa. Ed è proprio nel ‘caso aziendale’ dell’azienda cofondata da Maurizio Setti che Padovani individua l’esempio vincente del sistema-Carpi. “L’azienda si vanta di controllare l’intero ciclo di produzione: la tessitura si fa a Carpi, così come tutto il resto, dall’assemblaggio, alla distribuzione ai jeans”, rilanciando la definizione di artigiani polivalenti fornita da Setti stesso. Comunismo dal volto umano, capace di coniugare mercato e redistribuzione della ricchezza, un giovane sindaco erede di quella tradizione ma attento alla collaborazione pubblico-privato, una buona capacità di integrare i 10mila immigrati che formano il 13% della popolazione, la capacità delle imprese di adattarsi in maniera sufficientemente pronta ai cambiamenti richiesti dalle tendenze del mercato e, soprattutto, un know-how formatosi, come le stalattiti, attraverso secoli di artigianato, dal Cinquecento in avanti, e trasmesso e arricchito di generazione in generazione: sono questi gli elementi che, insieme ai 260 milioni di euro stanziati dal Governo Renzi per promuovere il made in Italy all’estero avrebbero – questa l’analisi di Padovani – consentito il rilancio del tessile cittadino. Una visione positiva che, se da un lato lascia ben sperare, dall’altro potrebbe essere tacciata, come sta avvenendo, di eccessiva semplificazione, nonché di esagerato ottimismo. Basti infatti pensare ai tanti piccoli imprenditori che, nonostante le buone performance dei marchi di punta del settore, faticano a restare sul mercato, a ricevere credito e a superare la crisi. Tuttavia, questo è innegabile, uno sguardo ‘esterno’ ha, di buono, sicuramente il fatto di poter mostrare ai carpigiani ‘come li si vede da fuori’, ricordando a tutti che la città ha ancora tante carte da giocare, che la partita non è certo conclusa e le sue potenzialità non sono poi così poche. Sarebbe d’altronde comprensibile che, dopo anni di vacche magre, in tanti si fossero abituati a vedere, all’orizzonte, sempre e soltanto nuvole tempestose. Se il primo requisito per conquistare il mercato è quello di avere qualcosa da proporre – e il tessile carpigiano  ha, da questo punto di vista, ben pochi rivali – il secondo è certamente la fiducia nelle proprie capacità. Chissà che, per quanto schematico, semplicistico e, forse, eccessivamente ottimistico, il ritratto che di noi hanno fatto i francesi non ci aiuti tutti a ritrovarla, un po’ di fiducia in noi stessi.
Marcello Marchesini
 

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