Dalla morte di un figlio nasce un libro di speranza

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Ho conosciuto Gianni Gargano quando era direttore del Centro di Permanenza Temporanea di Modena e, contemporaneamente, faceva tirocinio presso il Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Carpi. Un uomo schietto, di quelli con cui si può parlare di tutto con la massima libertà, argomenti scomodi inclusi. E’ un uomo che si pone molte domande, si guarda intorno e quando vede problemi cerca soluzioni; anche per questo, forse, a un certo punto della sua vita, ha mollato tutto per dedicarsi anima e corpo a un’associazione no profit del Terzo Settore che lo ha travolto: Buona Nascita Onlus. Ha diretto diverse missioni umanitarie sviluppando progettualità rivolte all’assistenza materno-infantile in ambito locale e in diversi Paesi in via di sviluppo. E proprio lui, che ha fatto della nascita in sicurezza dei bambini una priorità, si è trovato a combattere una dura battaglia per la vita del suo piccolo nato prematuro. Il lieto fine resta appeso a un filo sottile che, un giorno, all’improvviso, si spezza. Da questa esperienza ha deciso di trarre un libro: Nicolò Leon: il generale bambino. Una sorta di diario di quei giorni, uno spaccato di vita, la testimonianza di cosa siano la forza e la resilienza.
Giovanni cosa significa per te questo libro?
“Questo libro ha due significati: il primo è rendere “immortale” Nicolò. Il secondo è provare a dare un senso a una cosa che purtroppo, da qualsiasi parte la giri, non ce l’ha. Con questo libro ho cercato di mistificare la morte così assurda di mio figlio”.
Nicolò Leon lottava come un leone, cercava di farcela a ogni costo. Aveva un esercito di seguaci anche su Facebook, “gli entusiasti”, che gioivano a ogni suo progresso. Cosa ricordi di quel periodo?
“Nicolò era il nome deciso durante la gravidanza sebbene mia figlia Cecilia,“innamorata” di Leon protagonista di Violetta, voleva si chiamasse solamente come lui. Dopo la nascita prematura di Nicolò e due interventi chirurgici nei primi 7 giorni di vita, all’Anagrafe, durante la registrazione, abbiamo deciso di dare il doppio nome Nicolò Leon proprio per evidenziare il fatto che il piccolo ma grande Generale stava combattendo come un Leone per la sua sopravvivenza. La storia del Generale Bambino nasce proprio su Facebook durante l’ospedalizzazione di Nicolò; nelle notti insonni avevo trovato “sfogo” nella scrittura. E’ stato naturale costruire in una guerra (l’unica guerra che ha senso combattere) le mille battaglie quotidiane che Nicolò stava conducendo anche per informare gli amici di come si evolveva la situazione”.
All’improvviso, dopo giorni in cui tutto sembrava volgere al meglio, dopo le foto del faccino finalmente sorridente,  arriva improvvisa, inattesa, devastante, la morte del piccolino. Un colpo durissimo. Da allora che percorso hai fatto per riuscire a tenere la famiglia unita?
“Dopo 109 giorni di assurde peripezie come un’altalena allucinata tra la vita e la morte ci dicono che  potevamo portare a casa Nicolò! Era il 12 maggi ed eravamo felicissimi: dal primo gennaio, infatti, stavamo vivendo un vero e proprio dramma che, sin da subito, ha messo a dura prova la tenuta del sistema famigliare. La nostra famiglia pareva “esplosa” in tanti frammenti. Gli unici momenti per me e mia moglie Marcella  erano quelli passati davanti alla macchinetta del caffè del Policlinico quando ci davamo il cambio per sorvegliare il Generale. Il 17 giugno,  senza alcun preavviso, il Generale ha deciso di intraprendere una nuova missione segretissima e, senza avvisare nessuno, se ne è andato prematuramente. Questo dolore ti porta verso due strade: dolore e pianto per tutta la vita o provare a prendere a schiaffi la sfiga e spiazzarla con il sorriso. Abbiamo scelto la seconda opportunità per noi e soprattutto per nostra figlia alla quale non possiamo negare per il resto della vita i nostri sorrisi e il nostro supporto”.
Clarissa Martinelli