L’azienda sanitaria modenese stoppa la paventata (due anni or sono) immissione nella rete acquedottistica di un formulato a base di fosfato monosodico alimentare e zinco per favorire la formazione di una pellicola calcarea a effetto protettivo delle tubature e ottenere, di conseguenza, una minore cessione di fibre di amianto nelle condotte. La soluzione tampone – che pur aveva ricevuto l’avvallo dell’Istituto Superiore di Sanità per quanto concerne la purezza del prodotto e la correttezza della metodica per la determinazione dell’indicatore per verificare e monitorare l’eventuale presenza di flora batterica messa a punto nei laboratori di San Marino di Aimag – è stata bocciata dall’Usl, poiché “in Provincia di Modena e, in particolare nel distretto di Carpi, nel corso del 2014 si è verificato un aumento di casi di legionellosi”. Il timore dell’azienda infatti è che, con l’arricchimento dell’acqua di sostanze nutrienti, all’interno dei tubi si possa creare un biofilm organico che potrebbe essere il terreno di coltura per varie colonie batteriche tra cui il microrganismo patogeno della Legionella. La multiutility e il Comune di Carpi propongono pertanto l’avvio della sperimentazione, secondo i protocolli autorizzati dall’Istituto Superiore di Sanità, in un tratto di rete in cemento – amianto dismesso (quindi non collegato alla rete e alle utenze) e richiedono all’Azienda Usl di condividerne metodologie, percorso e risultati. “Un vero e proprio esperimento empirico”, ha dichiarato il sindaco Bellelli. “Un campo prova”, aggiunge l’assessore Tosi, nel quale monitorare la situazione e fare le “opportune analisi”, conclude il presidente Arletti, “perché non vogliamo lasciare nulla di intentato”. La priorità però è – e rimane – ribadisce Tosi, “la completa sostituzione delle tubature in eternit”.
Jessica Bianchi