“Non chiedetemi da dove vengo ma dove voglio andare”

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L’hanno disapprovata. Le hanno detto di smetterla. Qualcuno ha anche minacciato di farle del male. Ma lei non si è mai fermata. Certo, i momenti di sconforto, i dubbi, la tentazione di lasciar perdere non sono mancati. Ma grazie al sostegno della famiglia, di un padre aperto e tollerante e dei fratelli maggiori, non ha mai gettato la spugna. Lei è Nosheen Ylyas, pachistana di 29 anni che incarna la prova di come l’idea secondo cui la sottomissione sia caratteristica universale di tutte le donne di fede musulmana non sia nulla più che una generalizzazione tanto imprecisa quanto fuorviante. Arrivata in Italia insieme a due fratelli tredici anni fa, nel 2001, per raggiungere il padre, a Carpi già dal 1996, Nosheen si è sempre occupata di cultura, spendendosi perché le sue connazionali e i giovani uscissero di casa, imparassero la lingua italiana e, più in generale, prendessero parte attiva alla vita della comunità. Originaria di Lahore, grande città di 11 milioni di abitanti, e laureata in letteratura urdu nel suo Paese d’origine, Nosheen ha sempre trovato nella scrittura, nel dibattito e nel dialogo, elementi di crescita  personale e collettiva. “Sono arrivata quando a Carpi c’erano ancora poche famiglie pachistane, e all’inizio è stato strano, la sensazione dominante era quella di non saper come far trascorrere le giornate. Allora ho deciso di iscrivermi a un corso di italiano perché, anche se ora va decisamente meglio, qui, ai tempi, erano poche le persone in grado di sostenere una conversazione in inglese, lingua che io parlo”. In seguito Nosheen ha iniziato a collaborare, scrivendo poesie e articoli, con la rivista dei pakistani italiani Azad, diventando la prima giornalista donna pakistana in Europa. “Ho anche scelto di frequentare le scuole medie serali e, dal 2004, sono diventata mediatrice culturale, entrando in seguito, prima straniera, nella Commissione Pari Opportunità dell’Unione Terre d’Argine”. Tra le altre  iniziative messe in campo dalla vulcanica Nosheen, vi è anche Labbaik, associazione culturale nata con l’intento di insegnare l’inglese ai bambini, un progetto di cricket, lo sport nazionale pakistano, e un doposcuola presso la Polisportiva Sanmarinese. “L’idea era quella di creare un campo estivo in cui si promuovesse anche l’integrazione – spiega – perché mi sono resa conto di come vi fosse grande ignoranza circa la cultura pakistana da un lato ma, dall’altro, anche grande incomprensione di quella italiana, soprattutto da parte degli immigrati di prima generazione”. E’ da questa consapevolezza che ha poi avuto origine il progetto di insegnamento serale della lingua italiana destinato alle donne: “In queste occasioni ho compreso come la distanza da superare non fosse soltanto quella tra italiani e stranieri, ma anche tra le persone come me, cresciute in una metropoli, e quelle che provengono dalle campagne. Allora era complicato convincere i genitori a far andare a scuola le proprie figlie, ma per fortuna ora, dopo anni di politiche a sostegno del dialogo, è normale, e tante giovani pakistane frequentano anche gli istituti superiori e le classi miste”. Quelli di integrazione, di inserimento nei percorsi scolastici e lavorativi sono anche, senza ombra di dubbio, percorsi di libertà ed emancipazione: proprio a causa dei suoi sforzi in tal senso, e anche a motivo dell’impostazione aconfessionale alla quale sono improntate tutte le attività che propone, Nosheen è stata costretta a un confronto, a volte anche aspro, con gli elementi più conservatori della propria comunità: “ho ricevuto delle critiche e persino una lettera anonima nella quale minacciavano di tagliarmi la gola se non avessi smesso con le mie battaglie. Ammetto di esserne rimasta sconvolta”. Per fortuna, a seguito di queste gravi intimidazioni, sono arrivati la solidarietà e il sostegno non soltanto della famiglia, ma anche di molti personaggi pubblici, tra cui quello di Magdi Allam, giornalista e scrittore in prima fila contro l’estremismo islamico. “Per questo ho deciso di andare avanti – spiega Nosheen – per tutto l’appoggio dimostratomi, e anche perché tante mie connazionali mi hanno esortato a continuare, dicendomi che il mio coraggio aiutava anche loro. Non mi fermerò mai e il mio sogno è quello di creare, qui a Carpi, un centro culturale multietnico, nel quale si possa praticare attivamente la convivenza tra culture che passa, prima di ogni altra cosa, dalla  conoscenza reciproca. Per conoscere una persona non basta chiedersi da dove provenga, ma è molto più utile sapere dove voglia andare. Su questo tema c’è naturalmente ancora tanto lavoro da fare, ma io ho una gran voglia di farlo”.
Marcello Marchesini
 

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