Venerdì 12 dicembre l’Auditorium della Biblioteca Loria, dalle 21, ospiterà un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di musica e storia locale. Nel corso di una serata, a ingresso libero, verrà presentato il libro di Maurizio Dente, On Fire: in quasi 500 pagine fitte di storie e immagini racconta il beat e il rock a Carpi dagli Anni ’60 ai giorni nostri. Alla serata saranno presenti molti dei musicisti citati nel libro in una sorta di jam session mai vista in città. Di seguito un estratto dalla prefazione del libro scritta da Pierluigi Senatore: “molte cose sono cambiate nel mondo della musica dagli Anni Sessanta a oggi. Questo libro è un tentativo di esplorazione di tutta la scena musicale nata o che orbitava attorno a Carpi in quegli anni fino ai giorni nostri. Il libro si propone di tracciare le linee di contorno e di sviluppo del “fare” musica a Carpi.
Il testo che vi apprestate a leggere avrà sicuramente lacune e piccole imprecisioni, ma è nato dalla volontà di costruire una storia organica del panorama musicale carpigiano. Raccontare di persone, gruppi e locali che sono stati punti di riferimento o di aggregazione per schiere di adolescenti e giovani appassionati di musica. Questo libro non ha la pretesa di essere esaustivo, ma vuole stimolare un dibattito e una riflessione sulla nostra cultura musicale: sul beat, il rock e sul pop che negli anni hanno assunto un valore sociale anche extramusicale.
Le fonti principali utilizzate dall’autore per questo volume sono le testimonianze dirette dei protagonisti; una storia orale fatta di ricordi e passione. Questo di Maurizio Dente e dei tanti amici che vi hanno collaborato, è un libro importante che cerca di individuare cosa ha portato allo sviluppo e alla nascita di molti gruppi musicali anche nella provincia più profonda, ai confini di quella Via Emilia che come diceva Francesco Guccini ci congiungeva con il west. Il libro vuole, oltre a proporre storie e aneddoti di chi fu ed è protagonista di una lunga stagione musicale dagli anni Sessanta ai giorni nostri, analizzare la portata e gli effetti che ebbero fare e ascoltare musica a Carpi. Che cosa ha prodotto nella crescita culturale di alcune generazioni e anche della città. Nel ripercorrere la storia musicale delle nostre terre non mancheranno le sorprese; vi stupirete della quantità di ragazzi (molti dei quali ora con capelli brizzolati e un filo di pancetta) che hanno imbracciato uno strumento per raccontarsi oppure semplicemente per divertirsi. Una chitarra acustica al collo per essere il Battisti per una sera, oppure immaginarsi di diventare una rock star.
A Carpi e dintorni hanno bazzicato nomi che poi sono diventati veri e propri punti di riferimento della musica d’autore italiana. Dai Nomadi (Beppe Carletti è di Novi) a Luciano Ligabue di Correggio, ma di fatto, in passato, carpigiano d’adozione. E poi ancora i Modena City Ramblers nel loro viaggio dalla nebbiosa pianura padana fino alle lande irlandesi e agli assolati suoni centroamericani oppure Paolo Belli che dopo aver smesso di “rubare biciclette” ha riscoperto la tradizione dello swing e del rhytm and blues all’italiana. Poi nomi persi nei libri della nostra piccola storia musicale come i Diavoli Neri e tanti altri sempre nei nostri cuori e nelle nostre orecchie.
Carpi forse non passerà alla storia come uno dei centri più vitali della musica italiana, ma ha contribuito a far diventare l’Emilia un punto di riferimento per molti. Nella nostra città è nato uno dei primi esempi di centro sociale autogestito, il Tuwat; sempre in città è nato uno dei primi locali in Italia dove si ascoltava e si facevano serate punk, il Mattatoio. A Carpi si sono conosciuti i membri del nucleo che poi avrebbe dato origine ai CCCP, una delle band più innovative e originali della new wave tricolore. Questo libro non è un’enciclopedia, ma può essere utile per chi vuole avvicinarsi a un aspetto importante della nostra cultura. La musica è sempre stata presente nella nostra storia dai Cori delle Mondine, alle ninna nanne cantate nelle stalle per far addormentare i bambini, ai cantastorie che giravano per le campagne. E poi il rock and roll, il beat, la canzone d’autore. Non posso dire che la musica mi ha salvato la vita, ma è certo che mi ha aiutato molto in momenti difficili e complicati. Quando la puntina del giradischi rilancia, ad esempio, le prime note della propria canzone preferita ci si accorge di come sarebbe vuota la propria vita senza la musica e… perché no un buon libro”.