Quando l’acqua fa paura

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“Bambini, ragazzi e giovani studenti universitari hanno spalato fango per giorni accanto a noi. Con le scuole chiuse non hanno esitato a scendere in strada e per loro è stato come un gioco. Negli occhi degli adulti la rabbia ha lasciato presto spazio alla rassegnazione di chi ha perso davvero tutto”. I volontari della Protezione Civile di Carpi sono rientrati da Parma dove hanno prestato servizio per aiutare chi ha avuto la casa devastata dall’acqua “alta fino a due metri e mezzo” e nell’alluvione ha perso le sue cose. Per dodici ore consecutive hanno convogliato il fango nelle fognature per poi farlo aspirare dagli autospurghi e  hanno trasportato in strada elettrodomestici, scarpe, mobili, tutto ciò che il fango ha irrimediabilmente rovinato. “L’acqua fa davvero paura – racconta Agostino Lo Bue – e ha una forza impressionante: a Parma ha sfondato i basculanti dei garage, addirittura un’auto si è girata su se stessa all’interno di un box”. L’esperienza di quanto può essere potente la pressione dell’acqua è stata già vissuta dai volontari che sono intervenuti nel gennaio scorso a Bomporto e Bastiglia in occasione della rottura dell’argine del Secchia, “ma ogni evento è diverso e richiede una differente organizzazione”.
L’allarme è scattato subito dopo l’esondazione del Baganza, nella serata di lunedì, e nonostante i telefoni non funzionassero, dal Centro di Protezione Civile provinciale a Marzaglia è arrivata la richiesta di disponibilità. Roberto Bignardi, referente della Protezione Civile di Carpi, si è immediatamente attivato, “anche suonando i campanelli visto che i cellulari erano fuori uso” e il primo gruppo di volontari era già operativo martedì mattina sui quattro mezzi della Protezione Civile in partenza da Modena per Parma. Sergio Carra e Flavio Bellani sono stati i primi a intervenire. “Abbiamo operato in un condominio a meno di cento metri dal Baganza, per aiutare in particolare gli anziani” spiegano.
Pensate mai a rischi che correte?
“Siamo addestrati a operare nelle emergenze e il primo insegnamento è quello di salvaguardare noi stessi per non essere d’ostacolo nelle operazioni di soccorso”.
Fa più paura l’acqua o il terremoto?
“Il terremoto non si può prevedere e l’intervento è sempre successivo alle scosse, diversamente le piene d’acqua vengono annunciate per tempo per mettersi in salvo. Purtroppo, nonostante l’allerta, non ci si rende conto di ciò che sta per accadere perché l’acqua è imprevedibile”.
 In ogni caso, e accade sempre più spesso, si attiva la macchina dell’emergenza, con la Protezione Civile in prima linea. Ogni intervento resta impresso come un film. “Ci basta un sorriso come ringraziamento – raccontano Agostino Lo Bue e Paolo Zucaro – perché quando le persone sono disperate sapere che possiamo fare qualcosa per loro ci rende felici. Abbiamo ricordi indelebili legati al terremoto del 2012 e anche all’accoglienza degli alluvionati sfollati che abbiamo ospitato a Carpi. Le disgrazie mettono tutti sullo stesso piano e allo stesso livello”.
Il Gruppo di Protezione Civile di Carpi si è costituito in occasione del sisma e poi si è consolidato: oggi sono 98 i volontari, metà donne e metà uomini, che hanno la loro base operativa nei locali dell’ex dogana nella zona artigianale di Fossoli in via dei Trasporti. “Oltre all’intervento nelle emergenze – spiega Bignardi – ci occupiamo di fare informazione nelle scuole. Ci compete anche il monitoraggio degli argini e la segnalazione di eventuali criticità affinché Aipo, l’Autorità interregionale per il fiume Po, che è competente, intervenga per risolverle”. L’intervista si conclude con la visita della sede che comprende il magazzino, dove sono riposti 400 posti letto, e la sala dove ogni volontario lascia il proprio zaino pronto a riprenderlo alla prossima emergenza.
Sara Gelli