2013 positivo ma non per tutti

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L’anno 2013 per i mercati finanziari internazionali è stato generalmente positivo grazie a un quadro congiunturale in graduale miglioramento e a politiche monetarie generalmente espansive. I mercati azionari dei paesi industrializzati hanno registrato nell’anno performance a due cifre; sul comparto obbligazionario, sia governativo che corporate, si è assistito a un buon recupero dei titoli dei paesi periferici, tra cui l’Italia. L’inizio del 2014 prosegue sulla falsariga della seconda parte dell’anno 2013.  Di questo favorevole contesto generale hanno beneficiato anche le Fondazioni conseguendo importanti risultati dalla gestione del patrimonio. La Fondazione Cassa di Risparmio di Modena nell’esercizio 2013 (rispetto al 2012) ha incrementato il proprio patrimonio dell’1,19% e ha realizzato un rendimento netto del proprio portafoglio finanziario del 4,13%.  Le immobilizzazioni finanziarie, voce alla quale sono congelate le azioni contabilizzate al costo d’acquisto e non in base al valore che oggi hanno sul mercato, generano una plusvalenza di 218 milioni di euro. La Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola nel Bilancio 2013 ha incrementato il proprio patrimonio dello 0,9% e ha realizzato un rendimento netto del proprio portafoglio finanziario del 3,75%. Le immobilizzazioni finanziarie generano una plusvalenza di 439mila euro. La Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi nell’esercizio 2013 ha incrementato il proprio patrimonio dello 0,7% e ha realizzato un rendimento netto del proprio portafoglio finanziario  del 2,46%. Le immobilizzazioni finanziarie generano una minusvalenza di 66 milioni di euro.  Nella composizione dell’attivo della Fondazione Crc non compaiono le perdite che i titoli hanno registrato durante questi anni bui per la finanza ma il buco pesa come una zavorra perché rappresentano un quinto del patrimonio complessivo.  Pur avendo dimensioni e caratteristiche diverse, tutte le Fondazioni in base al Decreto Legislativo n°153 del 1999 sono tenute a diversificare “il rischio di investimento del patrimonio e lo impiegano in modo da ottenere un’adeguata redditività assicurando il collegamento con le loro finalità istituzionali e, in particolare, con lo sviluppo del territorio”. Si tratta di enti senza scopo di lucro che operano secondo principi di trasparenza e moralità e nell’amministrare il patrimonio “osservano criteri prudenziali di rischio – si legge ancora – in modo da conservarne il valore e ottenerne un’adeguata redditività”. Sebbene i criteri siano gli stessi per tutte le fondazioni italiane, esistono però differenze nella sostanza dei risultati e anche nella forma dei bilanci: c’è chi specifica di aver redatto il bilancio “con chiarezza e in modo veritiero” riportando i particolari di ogni singolo titolo investito e chi soprassiede sui dettagli, forse pensando che non possano fare la differenza.
Sara Gelli