Il nostro “Corto Maltese” carpigiano

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Questo fraterno ricordo è dedicato a Franco Bizzoccoli, Il marinaio, un personaggio carpigiano reale, ma che sembrava uscito dall’epica e avventurosa fantasia di Hugo Pratt. A lui ho dedicato il mio secondo libro La Ruscaróola èd Chèerp 2: per me rapprensentava il genius loci di Carpi. Passare il suo esame sul dialetto e le tradizioni di Carpi era fondamentale e lui non si è mai tirato indietro, raccontandomi un’infinità di storie. Dal nonno fabbro (che gli fece quasi da padre essendo rimasto orfano presto) e massone, che lo educò alla libertà e al libero pensiero, ai sui tanti viaggi da marinaio in tutto il mondo; dallo sminatore di porti alla Legione Straniera; dalla lotta contro la bieca dittatura greca alla frequentazione dei migliori registi e attori italiani degli Anni ’70 e ‘80.
Una vita densa e avventurosa la sua, per questo lo consideravo, a buona ragione, il nostro “Corto Maltese” carpigiano. Il suo narrarre affabulante ci ha sempre affascinato con storie di mare, di viaggi in paesi lontani, di incontri strabilianti, di missioni speciali in Indocina e in Africa.  Facendo roteare a mezz’altezza il suo indice sinistro, ornato con orgoglio dall’anello massonico del nonno (con squadra e compasso) raccontava, narrava, rievocava, descriveva, illustrava, con una ricchezza di particolari che sembrava di essere lì, mentre succedevano le cose.
Lo spirito anarchico irriducibile, la sua strenua opposizione alle ingiustizie, al perbenismo del potere e alle menzogne istituzionali. Non c’era luogo che il nostro marinaio non avesse visitato. Non c’era persona famosa che non avesse incrociato. Non c’era cosa o storia che non conoscesse sulla nostra città. E in effetti di Carpi e dei carpigiani al savìiva tutt: vìtta, mòort e miraacool. Mi ha sempre dato il suo appassionato contributo sulle vicende carpigiane, descrivendo luci e ombre dei vari personaggi. Mi ha regalato, a me più giovane, nato dopo la guerra, le storie e lo spirito intimo di una “vecchia” città che ormai non c’è quasi più, ma sulla quale è appoggiata la realtà di oggi, anche se in pochi riescono o possono ricordarlo. A lui è dedicato anche un modo di dire, quasi una laurea honoris causa meritata sul campo: “Allà ditt Bisochèel” (Lo ha detto Bizzoccoli). Nel senso che, quanto riferito su una certa faccenda o individuo, era certo la verità  “e più non dimandare”. Anche perché Lui c’era… c’era di sicuro o, se non c’era, si trovava comunque molto vicino! Non era un uomo perfetto, anzi… aveva mille difetti e diecimila debolezze, ma aveva centomila qualità e un milione di pregi, cose, queste, che compensavano abbondantemente il bilancio del suo essere. Ci ha lasciato il 14 luglio 2014, il giorno della Presa della Bastiglia, un evento storico di riscatto dell’uomo a cui teneva moltissimo. Liberté, Égalité, Fraternité (Libertà, Uguaglianza, Fratellanza) era il trinomio, il motto sacro della Rivoluzione Francese, e anche il suo. Nella sua ultima, tragica e dolorosa notte, la frase che ha ripetuto cento volte con insistenza, come estremo lascito ai suoi familiari, è stata: “Un solo pensiero mi ha guidato: la libertà”.
Mauro D’Orazi