Storie di ordinaria drammaticità

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La crisi non molla e si moltiplicano le famiglie incapaci di far fronte alle numerose spese legate alla gestione della casa. La perdita del lavoro infatti comporta un’inevitabile contrazione del reddito che si ripercuote pesantemente sulla capacità delle persone di onorare le rate del mutuo o dell’affitto, così come le spese delle utenze e del condominio. Tra coloro che rischiano di ritrovarsi in mezzo alla strada non solo stranieri ma anche famiglie italiane e padri o madri separati. Un fenomeno preoccupante che si sta allargando sempre più anche nella nostra città. Un quadro drammatico al quale i servizi sociali faticano a offrire risposte concrete. Le quattro storie che vi raccontiamo oggi sono storie di ordinaria quotidianità. Quattro nuclei famigliari che lottano con la mancanza di liquidità e non sanno più a che santo appellarsi. C’è M. quarantenne italiana costretta a chiudere la propria attività per stare accanto a un congiunto malato ma, oggi, il lavoro part time che ha trovato non le consente di far fronte a tutte le spese. “Ho tre figli minorenni a carico – racconta – e la situazione è davvero difficile”. La famiglia vive in un appartamento in affitto “in nero”. Poi la donna scopre che il locale presto sarà messo all’asta: “ho smesso di pagare il canone di locazione ma abbiamo accumulato arretrati nel pagamento delle utenze e non so come farvi fronte”. E poi ci sono A. e R. una coppia straniera con un bimbo piccolo: lei ha lavorato in maglieria fino al 2011, lui nel settore meccanico fino a due anni fa. La crisi ha rubato loro il lavoro e con quello la possibilità di immaginare un futuro sereno: “la palazzina nella quale vivevamo aveva molti problemi. Nessuno pagava l’affitto e le rate condominiali e il proprietario, stufo, ha deciso di vendere tutto”. La coppia ha trovato un’altra sistemazione ma ha accumulato debiti per quasi 2.000 euro tra spese condominiali, utenze non pagate e un paio di affitti non onorati. “I risparmi che abbiamo messo da parte sono praticamente finiti. Non sappiamo più cosa fare”. Al coro si unisce anche la voce di G. un cinquantenne italiano, separato e inoccupato, che non riesce più a pagare i 180 euro mensili per la camera che occupa, in un appartamento condiviso con altre persone. La disperazione fa capolino anche nella vita di un’altra famiglia carpigiana la quale, dopo aver accumulato quasi 3.000 euro di debiti per affitti non pagati, si è vista arrivare l’avviso di sfratto. “E ora?” domandano con la voce rotta. “Cosa faremo?”. Tutti loro si sono rivolti a Porta Aperta per cercare aiuto, conforto e ascolto. Purtroppo, a mancare, è il lavoro e con esso il sacrosanto diritto di avere un tetto sopra la testa e la possibilità di vivere una vita dignitosa.
Jessica Bianchi
 

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