C’erano proprio tutti in occasione della presentazione dei risultati di un’indagine conoscitiva tesa a valutare lo stato di salute del commercio in centro storico, Carpi va di moda, voluta da Lapam Confartigianato e Licom. Tutti i candidati sindaco (sei) hanno infatti presenziato, lo scorso 16 aprile, per “ascoltare i bisogni, le esigenze e le proposte degli esercenti e non per fare promesse elettorali”, ha chiarito Roberto Benatti. La fotografia che emerge – attraverso le risposte ai questionari sottoposti a 134 operatori del commercio e dell’artigianato di servizio operanti nel cuore di Carpi – è fatta di luci e ombre. Tra le criticità maggiori denunciate, l’annoso tema dell’accessibilità, della carenza di parcheggi (problema denunciato dal 44,6% del campione) e della pericolosità delle piste ciclabili (14%). Problemi a cui si potrebbe far fronte, hanno suggerito i commercianti, “aumentando il tempo di sosta del disco orario, riducendo l’area pedonale e introducendo navette che attraversano Piazza Martiri”. Tutti d’accordo anche sulla realizzazione del parcheggio interrato nel Piazzale delle Poste (piace al 64,2% degli intervistati) e la riapertura di Piazza Martiri alle automobili. Tema, quest’ultimo, che ha sollevato l’indignazione di Giorgio Verrini (Apc): “certo l’Amministrazione Comunale dovrà impegnarsi con forza per contribuire al rilancio del centro e alla valorizzazione della Piazza. Aprirla al traffico non è certo la soluzione ai problemi”. Dalla ricerca emergono anche un generalizzato desiderio di protagonismo e di partecipazione da parte degli esercenti, come sottolinea Rita Cavalieri, presidente Licom: “oltre ai dati statistici ciò che colpisce è la partecipazione, la voglia di parlare e confrontarsi per il bene comune della città. I commercianti desiderano un centro più accessibile ma anche eventi in grado di attrarre i carpigiani e una migliore illuminazione”. Alla domanda: ritiene che la rete commerciale del centro sia adeguata alla richiesta di bisogni da parte dei cittadini, comprensibilmente, solo il 9,6% degli intervistati ha risposto “per nulla”, a fronte di un 48% che ha commentato “abbastanza”. Meno generosi invece sono stati coi colleghi stranieri: l’apertura di esercizi da parte di persone di altre etnie in centro è guardata come “fonte di preoccupazione” dal 73,2% del campione. Pressoché plebiscitaria la motivazione addotta: “concorrenza sleale”, “bassa qualità della merce” e “degrado”. In un momento particolarmente difficile, derivante dai cali dei consumi e dalla concorrenza della grande distribuzione, rilancia il presidente di Lapam, Enrico Gasparini è “fondamentale che i centri commerciali naturali, e quello di Carpi è tra i più significativi, imparino a ragionare come veri e propri shopping village”. Basterà a salvare il centro storico dalle continue chiusure (da Benetton a quella annunciata di Max&Co solo per citarne alcune)? “I commercianti, rispetto a un’indagine svolta nel 2007, l’anno pre crisi per intenderci, si sono dimostrati certamente più preoccupati a causa della congiuntura economica negativa e il conseguente abbassamento del potere d’acquisto delle famiglie – rileva Carlo Alberto Medici di Lapam – ma, allo stesso tempo, hanno superato gli individualismi di un tempo. Hanno voglia di fare gruppo, di farsi promotori di eventi e iniziative in grado di rendere il centro storico appetibile e in grado di attrarre persone. Nel 2007 gli esercenti giudicavano male l’operato dell’amministrazione oggi sono più collaborativi e le loro critiche costruttive. Si respira tra loro una voglia di partecipazione al cambiamento”. Un vento di rinnovamento che passa anche attraverso i social network e la Rete: il 50% del campione ha dichiarato di non possedere strumenti informatici ma di volersi aggiornare, mentre la restante parte ha sottolineato come questi siano un veicolo di promozione essenziale. E se il 72,7% degli intervistati ha dichiarato di aderire alle aperture straordinarie in occasione di eventi speciali, pare che nel cuore dei commercianti, le kermesse più amate siano due: Carpi in fiore e la Notte bianca. E infine un’annotazione, considerato il clima elettorale in cui viviamo: solo il 32,5% del campione ha detto di “sapere chi votare alle Amministrative”, mentre un significativo 22% ha annunciato di “non andare a votare”.
Jessica Bianchi