La matematica, si sa, non è un’opinione ma, alle volte, può accadere che i conti non tornino. Ed è ciò che si perpetra da anni all’ospedale Ramazzini di Carpi dove, pur susseguendosi le inaugurazioni di nuovi reparti e di innovative dotazioni tecnologiche, lo status quo rimane pressoché immutabile. Un esempio è costituito dal Centro Impianti dell’Unità operativa di Otorinolaringoiatria, diretta dal dottor Stefano Galli: punto di riferimento nazionale per la microchirurgia dell’orecchio, i medici e i tecnici che vi operano hanno sostanzialmente le mani legate e le liste d’attesa non si riducono. Il Reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale, centro regionale accreditato per la cura della sordità, al quale si somma un Servizio di Audio – Vestibologia tra i migliori in Italia, rischia per mancanza di volontà politica, di saltare o, nella migliore delle ipotesi, di continuare a lavorare ai minimi termini, nonostante oggi il Ramazzini vanti ben dieci sale operatorie. “Lo scorso anno – spiega il dottor Maurizio Negri – abbiamo applicato 18 impianti cocleari e 4 protesi Baha (acronimo di Protesi Acustica Ancorata all’Osso), donate dall’associazione carpigiana Asi – Affrontiamo insieme la sordità. Nel 2014, sinora, abbiamo impiantato 5 orecchi artificiali”.
Per restare centro accreditato ogni anno debbono essere applicati almeno 12 impianti e la direttrice sanitaria, Teresa Pesi, ha assicurato “che tali standard saranno mantenuti”, ma i numeri potrebbero crescere se solo l’Azienda lo volesse. E con un discreto guadagno per le sue casse: l’applicazione di un impianto cocleare prevede un esborso di circa 20mila euro. Come centro di riferimento regionale, Carpi ha la possibilità di accogliere pazienti da tutt’Italia beneficiando di un rimborso da parte della Regione di circa 30mila euro a impianto, un vantaggio economico per l’Azienda Usl. Ora, con 10 sale operatorie, il Ramazzini potrebbe assumere un ruolo di spicco nel panorama sanitario della Provincia di Modena, dando risposte di qualità al tema della sordità. “In quanto riconosciuti dalla Regione come centro di terzo livello, siamo autorizzati, certificati e attrezzati per trattare la sordità dalla A alla Z”, prosegue il dottor Negri. Peccato che, riconoscimenti a parte, l’èquipe di medici e tecnici della U.O. ORL del Ramazzini, non venga valorizzata e impiegata quanto meriterebbe. A vigilare sulla situazione ci sono anche i componenti di Asi, capitanati dal presidente, Domenico Pinto. Una realtà, quella di Asi, nata oltre due anni fa, per difendere i diritti delle persone affette da ipoacusia, offrire informazioni sugli impianti cocleari e sollecitare l’intervento di enti e strutture sanitarie per quanto riguarda la diagnosi precoce, una corretta protesizzazione e un’assistenza duratura ed efficace. Un presidio quello di Asi a cui nulla sfugge: “abbiamo incontrato Cristina Marchesi, direttore sanitario dell’Azienda Usl di Modena, la quale ci ha rassicurati circa il destino del centro regionale accreditato per la cura della sordità di Carpi. Ciò non toglie che le liste d’attesa debbano essere ridimensionate e il numero di impianti cocleari posti ogni anno non deve conoscere battute d’arresto, poiché i costi di tali impianti sono ben poca cosa rispetto a quelli elevatissimi che la società deve sostenere per ogni persona lasciata alla sua sordità”. Obiettivo di Asi è quello di rompere il silenzio su un handicap di cui poco si sa e poco si parla, la sordità appunto: “ci stiamo battendo per far sentire la nostra voce in Regione così come a Roma e creare una nuova cultura intorno al tema della sordità”. Asi fa anche rima con solidarietà: “un 17enne colpito da una malattia rarissima, nato senza il condotto uditivo, necessitava di una protesi ossea impiantabile, intervento che l’Ufficio invalidi di competenza gli ha rifiutato. Abbiamo deciso di fare qualcosa noi”. E così Asi ha donato all’ospedale di Carpi quattro protesi Baha, affinché non una, bensì quattro persone, potessero cominciare a sentire. Ha inoltre acquistato 300 batterie per una famiglia con un bimbo sordo cieco a carico, nella quale il padre ha perduto il lavoro e non è più in grado di far fronte a tale spesa non coperta dalla Regione: “dove non arrivano le istituzioni ci sono le associazioni. Un contributo preziosissimo quello offerto, giorno dopo giorno, dai volontari”, ha dichiarato l’assessore alle Politiche Sociali, Alberto Bellelli. Vero, peccato che spesso, tale contributo, venga sminuito da scelte politiche scarsamente condivisibili. Modena centriche e poco lungimiranti.
Jessica Bianchi