Il ddl Delrio sulle Province è legge. La Camera, con 260 voti a favore, 158 no e 7 astenuti ha approvato definitivamente il testo. Il conto alla rovescia è iniziato: ancora poche settimane e poi, dal 25 maggio, i consigli provinciali elettivi saranno solo un ricordo del passato. In attesa della soppressione vera e propria delle province per la quale serve una riforma costituzionale, il ddl porterà alla trasformazione delle province in enti di secondo grado, vale a dire non elettivi. Nel palazzo di via Martiri della Libertà a Modena, sede della Provincia, si respira un senso di dispiacere misto a rassegnazione, orgoglio e protesta.
Cosa prevede la riforma
Il decreto Delrio mira a ridurre poteri e funzioni delle province, cancellando i consigli elettivi. Se i consiglieri provinciali decadranno automaticamente nel giorno delle elezioni, la riforma prevede però che, fino al 31 dicembre 2014, ci sia una fase di accompagnamento: per 9 mesi infatti presidenti e assessori potranno ancora operare senza percepire alcun compenso (scelta che non ha mancato di far discutere e che sta provocando diversi mal di pancia) e dal primo gennaio 2015 la riforma entrerà in vigore, liberando di conseguenza gli enti delle funzioni più rilevanti. Ancora non è dato sapere, però, chi farà cosa… un problema non secondario e da risolvere per evitare di creare un vuoto in ambiti importanti come la gestione delle crisi aziendali, la programmazione commerciale, la tutela del paesaggio, i servizi alle imprese agricole.
Il nuovo assetto
Per ora, si intuisce che i nuovi consigli provinciali saranno eletti e composti da sindaci e consiglieri comunali con un sistema elettorale basato sul numero di abitanti dei Comuni da loro rappresentati. Il decreto Delrio prevede inoltre la cancellazione delle giunte e l’elezione tra i sindaci del presidente. Ed è probabile che i futuri presidenti di provincia siano così i primi cittadini delle città capoluogo. Anche le dieci città metropolitane che sostituiranno le province di maggiori dimensioni, subiranno la stessa sorte. Unica differenza riguarda il primo cittadino metropolitano, che sarà di diritto il sindaco del comune capoluogo senza bisogno di essere eletto. Province e città metropolitane svolgeranno funzioni diverse e modificheranno la distribuzione delle funzioni pubbliche: prossimità ai comuni, area vasta alle province e programmazione alle regioni.
Apprensione fra i dipendenti
Se il destino dell’apparato politico provinciale è segnato, i 510 dipendenti vivono con una certa apprensione il delicato momento: quelli che sono assunti a tempo indeterminato attendono la riorganizzazione dei servizi sul territorio mentre c’è incertezza sul destino dei precari, una trentina in tutto.
I commenti dei politici carpigiani che siedono in Provincia
I carpigiani che ricoprono un incarico in Provincia sono: Demos Malavasi, Monica Brunetti, Marc’Aurelio Santi (Pd) e Luca Ghelfi (Ncd). E’ positivo il commento di Luca Ghelfi, consigliere provinciale eletto nel 2009 nelle fila del Pdl che ha lasciato per aderire al Gruppo Nuovo Centro Destra. “Il riassetto costituzionale è positivo: questa riforma è un punto di partenza”. Lasciare l’incarico di consigliere provinciale non avrà ripercussioni negative nella vita di Ghelfi che ha continuato a lavorare in questi anni come avvocato, devolvendo il gettone di presenza in beneficenza. “A fare politica ci ho rimesso, ma non smetterò di impegnarmi”. Convinto sostenitore della riforma è l’ex sindaco Demos Malavasi, presidente del Consiglio provinciale di Modena. “Finalmente prende avvio un processo di profondo cambiamento delle istituzioni auspicato da anni e che dovrà ridurre i livelli di governo, dare maggiore efficienza alle istituzioni e alla pubblica amministrazione e ridurre i costi”. L’impegno politico di Malavasi “come quello di ogni cittadino continuerà. Sono un dipendente del Partito Democratico e ho fatto della politica la mia professione; quando, a scadenza di mandato, rientreremo, si aprirà il dibattito su cosa fare”. In Provincia, oltre a Marc’Aurelio Santi, ingegnere, titolare di uno studio con sede a Carpi, siede, sempre in qualità di
consigliere provinciale del Partito Democratico, Monica Brunetti. Anche nel suo caso, è continuata in questi anni l’attività professionale di avvocato, “perché non si vive di consiglio provinciale e, se faccio due conti, ci ho pure rimesso ma resta la soddisfazione di aver contribuito nel mio piccolo”. Anche la consigliera Brunetti accoglie il ddl Delrio con favore: “da vent’anni si parla della riforma delle province e, nonostante l’argomento sia particolarmente complesso, questo è il primo importante passo”.
Sara Gelli