Si tratta di gioire delle piccole cose

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I cittadini hanno sempre percepito i Comuni come il livello istituzionale a loro più vicino ma da Roma hanno complicato le cose a tal punto da rendere ostili pure le municipalità: la schizofrenia dei politici a livello nazionale ha creato confusione e i cittadini disorientati si sentono presi per il naso. Dopo aver cancellato la vecchia e cara Ici, nel gennaio del 2012 è stata introdotta l’Imu non senza aver prima proceduto a una revisione dei moltiplicatori (più alti). Poi è stata abolita l’Imu sulla prima casa ma, al di là degli slogan da campagna elettorale, come possono i Comuni erogare i servizi senza avere la copertura finanziaria? Ecco allora la decisione di mantenere l’Imu sulle seconde case e di introdurre la Tasi sulle abitazioni principali. La Tasi ha la stessa base imponibile dell’Imu e, come l’Imu, si calcola in base alla rendita catastale ma non vi si applicano le detrazioni:  così sarà più cara rispetto all’Imu e, paradossalmente, colpirà molti contribuenti che, grazie alle detrazioni, non hanno pagato l’Imu nel 2012. Questa situazione spiega perché nell’Ufficio Tributi del Comune di Carpi si stiano vivendo anni da dimenticare: senza certezza normativa, non è possibile determinare le entrate, senza le quali non si può fare programmazione futura. Insomma districarsi non è semplice e il gettito Tasi non sarà comunque sufficiente a coprire l’intero ammontare del fabbisogno (Imu prima casa soppressa, 7,5 milioni; taglio di trasferimenti statali, 1,6 milioni perché lo Stato taglia i trasferimenti agli Enti Locali ma lascia invariato il prelievo di sua competenza). In questo quadro, le scelte del Comune di Carpi per il 2014 si sostanziano nel mantenimento delle stesse tariffe del 2013 per i servizi da esso erogati, dello stesso livello delle aliquote dell’addizionale Irpef (ferma al 2008) e della stessa Cosap, l’imposta pubblicità e diritti d’affissione. Per reperire risorse il Comune di Carpi applicherà la Tasi al 3,3 per mille alle sole abitazioni principali e all’uno per mille ai fabbricati rurali strumentali: l’aliquota è applicata al suo massimo per consentire al Comune di avere anche le risorse per garantire quelle detrazioni che lo Stato ha cancellato per contenere le storture presenti nella Tasi. Sarà aumentata l’aliquota ordinaria dell’Imu  (per le seconde case) dal 9 al 10 per mille mentre quella per le abitazioni di lusso passerà dal 5 al 6 per mille. Rimarranno ferme all’8,6 le aliquote riguardanti le abitazioni in affitto a canone concordato e gli immobili produttivi di proprietà utilizzati direttamente per l’esercizio dell’attività. Rimane ferma, infine, al 5 per mille l’aliquota sugli alloggi Errani, su quelli conferiti nell’ambito del progetto La Casa nella Rete e su quelli oggetto di scambio reciproco tra parenti.  Si tratta di gioire delle piccole cose.
Sara Gelli
 

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