Un’emergenza abitativa che potrebbe diventare sociale. E la situazione rischia di sfuggire di mano da un momento all’altro. Si tratta del condominio “Carpi 1”, meglio conosciuto come “Biscione”, in via Unione Sovietica. Un complesso che sembra sorgere nel mezzo di una banlieu metropolitana e invece si trova nella città dei Pio, a pochi chilometri dalle vetrine e dagli sfarzi della piazza di Carpi. Due palazzoni grigi, in totale 90 mini-appartamenti occupati per lo più da stranieri, sono collegati tra loro da una struttura che si sviluppa in orizzontale, un tempo piena di uffici e negozi, oggi in gran parte abbandonati. Una condizione di totale degrado che si percepisce già entrando nel cortile, dove sono ammassati rifiuti d’ogni genere: dai divani alle auto senza targa, passando per i sanitari e i materassi. E la situazione peggiora addentrandosi nello stabile. Il palazzo è fatiscente, le scale sporche e ovunque aleggiano odori nauseanti. Un tanfo che si fa più pungente avvicinandosi alle rampe che portano ai garage sotterranei, dove si intravedono oggetti abbandonati nella più totale sporcizia. Alzando lo sguardo, attraverso le finestre rotte si distinguono ancora chiaramente i segni dell’incendio dello scorso novembre, sviluppatosi in uno dei tanti locali sfitti dove probabilmente qualcuno si era accampato. All’interno non ci sono solo abitazioni e bivacchi: il complesso ospita anche ben quattro associazioni di cultura islamica e si anima particolarmente il venerdì, giorno di preghiera.
Nel Biscione non vivono solo stranieri, ma anche alcune famiglie italiane prigioniere di un degrado ormai insostenibile. Spesso queste persone continuano a vivere qui, forse anche a causa delle difficoltà economiche aggravate dalla sensibile perdita di valore dell’immobile acquistato in passato, che non gli consentirebbero di trovare un’altra sistemazione. “La situazione del Biscione è fuori controllo- dichiara l’ex amministratore condominiale, il geometra Dante De Simoni – ci sono tantissimi casi di morosità, sia per le spese di condominio che per le utenze e i mutui contratti con le banche. L’unica cosa che con le norme attuali gli amministratori possono fare è imporre la chiusura dei contatori dell’acqua fredda, calda e di riscaldamento dei condomini inadempienti; in seguito, i Vigili Urbani e l’Ausl dichiarano l’inagibilità dell’appartamento e il proprietario sarebbe costretto a uscire. In realtà, in diversi casi, abbiamo accertato che alcune persone hanno addirittura rotto i sigilli pur di stare all’interno degli appartamenti. Inoltre capita spesso di sorprendere qualcuno che si sistema alla meglio nei locali vuoti, nei garage o addirittura nei vani macchine degli ascensori nel sottotetto. Noi amministratori ci siamo rivolti in più occasioni agli agenti della Polizia municipale, che sono intervenuti, ma il problema si ripropone periodicamente. Un episodio molto grave è accaduto lo scorso anno: nel tentativo di chiudere l’accesso ai garage, dichiarati inagibili a causa della mancanza del certificato di prevenzione incendi, il muratore incaricato non è riuscito a portare a termine il suo lavoro perché gli si è scatenata contro una vera e propria rivolta e sono dovute intervenire le Forze dell’Ordine. Per non parlare dei frequenti atti di vandalismo: è capitato più volte che le serrature dei portoni d’ingresso del palazzo venissero divelte da chi aveva dimenticato la chiave”. Ma come è possibile che si sia giunti a questo punto e che non si riesca a intervenire in modo risolutivo? Essendo fuori controllo, il complesso rischia di trasformarsi in una terra di nessuno, con problemi di igiene e ordine pubblico.
Federica Boccaletti e Laura Benatti