Apocalypse Kiev: la dittatura è caduta

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“La dittatura è caduta” ha gridato in Piazza Maidan, cuore della rivolta ucraina, Iulia Timoshenko, pasionaria della Rivoluzione arancione, liberata dopo tre anni di carcere. Con la destituzione da parte del Parlamento del capo di Stato Viktor Ianukovich, l’Ucraina “può rivedere il sole e il cielo”, ha detto l’ex premier arringando la folla di Kiev, “ora dobbiamo fare di tutto per assicurare che i manifestanti non siano morti invano”. Timoshenko “è la nostra eroina. La nostra Giovanna d’Arco”, sorride la 26enne Oksana Kravets. Giunta a Carpi per amore, dopo essersi sposata a Leopoli, in Ucraina, col suo Vincenzo, Oksana spera in un futuro migliore per il suo Paese: “oggi gli ucraini hanno dimenticato i motivi della rivolta. Il loro desiderio di entrare a far parte dell’Unione Europea è stato adombrato dalla volontà di fare giustizia. L’Ucraina piange i suoi morti e vuole che i colpevoli dei massacri vengano puniti. Ianukovich e la sua corte di politici e poliziotti corrotti non possono restare impuniti, hanno commesso cose terribili. Pestaggi, torture, uccisioni… hanno obbligato alcuni manifestanti a spogliarsi in Piazza, nonostante le rigide temperature, e a cantare l’inno nazionale: il popolo esige giustizia e cambiamento”. In Ucraina, l’orrore e la mattanza si sono consumati davanti agli occhi di un’Europa inizialmente muta: “ci sono voluti i morti per scuotere i paesi della Comunità Europea. Speravamo in una loro mossa ben prima delle violenze e del bagno di sangue, ma le richieste di ascolto dei manifestanti in un primo tempo sono cadute nel vuoto”. Oksana non fa sconti: dietro l’apocalisse ucraina c’è la mano della “Russia e l’Unione Europea ne ha paura. Troppi i legami e la dipendenza dettata dalla necessità di approvvigionamento di gas che, tra l’altro, pagate carissimo. Ianukovich verrà processato in Ucraina mentre la Russia vuole proteggerlo e non si sa dove sia”. Un pugno allo stomaco, ecco cosa sono state le scene di guerra civile alle quali abbiamo assistito, inermi, davanti alla televisione. Una cruenta guerriglia sorta dalle ceneri di manifestazioni pacifiche, iniziate nel novembre scorso: una sorta di terribile déjà vu con il crollo sanguinoso della Jugoslavia, ma a Kiev manca il fattore etnico sostituito dal solco profondo fra l’Ucraina occidentale anti russa e quella orientale attratta da Mosca. “L’Ucraina è un paese bellissimo ma diviso e pieno di contraddizioni. Il Paese è stato diviso dai politici perché le persone in Piazza Maidan appartengono a tutte le regioni.  A Leopoli io lavoravo in banca e guadagnavo circa 200 euro al mese. Gli stipendi sono bassi, le pensioni minime ammontano a 80/90 euro al mese, ma il costo della vita è alto e sopravvivere diventa difficile. Anche il diritto alla salute non è pienamente tutelato: pur essendo pubblica infatti, la sanità si regge sulle bustarelle che i pazienti allungano ai medici per farsi curare. I loro guadagni sono talmente miseri che se non hai soldi da dargli ti dicono che sei sano e ti rimandano a casa. Anche le altre professioni son mal pagate: ecco perchè insegnanti e ingegneri vanno all’estero per cercare di costruirsi una vita migliore e sono disposti a svolgere lavori più umili rispetto a quanto facevano in Ucraina. Le istituzioni pubbliche, come la polizia o i tribunali, sono corrotte e se non hai denaro non hai giustizia. Per questo motivo ho deciso di seguire Vincenzo in Italia, per lui in Ucraina non c’erano possibilità lavorative. Il nostro popolo ha iniziato a manifestare per dire basta a questo stato di cose. Per chiedere a Ianukovich di entrare in Europa”. Un appello rimasto inascoltato. “All’inizio erano un migliaio in piazza a Kiev: cantavano inni patriottici, leggevano poesie, decantavano i pro che sarebbero derivati dall’ingresso del Paese nella Comunità Europea… poi, alla fine di novembre, sono arrivati i poliziotti che hanno iniziato a picchiare i manifestanti”. E’ stata quella la scintilla che ha fatto divampare la rabbia: “non si può rispondere alla pace con la violenza. Da quel momento in tanti sono scesi in piazza e le cose sono degenerate. Parte degli ucraini, soprattutto quelli dell’Ovest, più liberi, sono contrari alla politica russa di Putin e da tempo si proclamano filo europei”. Non a caso Leopoli, capitale dell’Occidente e altre città vicine sono state tra le prime ad alzare la voce e a chiedere un cambiamento mentre dalla Crimea, dove il Cremlino ha ancora una base con sommergibili nucleari, partono per la capitale i militanti filo regime. E Kiev sta in mezzo. “Ianukovich pagava alcuni infiltrati, titushky, per entrare a Leopoli, a Kiev e nelle città teatro di manifestazioni antigovernative, per fomentare la violenza tra la folla”. Nei giorni scorsi il Parlamento ha deciso la data delle elezioni presidenziali anticipate: il popolo tornerà al voto il 25 maggio per scegliere il successore di Ianukovich. “La mia speranza più grande – conclude Oksana che, domenica scorsa, si è recata a Roma per esprimere insieme ad altre migliaia di ucraini residenti in Italia, il proprio cordoglio per le vittime di Piazza Maidan – è che le forze di Opposizione questa volta non ci deludano e facciano le scelte giuste per il bene della collettività. Le manifestazioni finiranno solo quando saremo sicuri che i politici metteranno in campo azioni che godono del consenso delle persone di Piazza Maidan”.
Jessica Bianchi