Caro Beppe, noi ti ricordiamo così…

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Fu uno dei ragazzi di don Zeno, cresciuto nella Comunità di Nomadelfia, la quale trovò alloggio nel dopoguerra nelle baracche dell’ex campo di concentramento di Fossoli.
Beppe Lopetrone, divenuto negli anni uno dei maggiori e più ricercati fotografi di moda italiani, eseguì campagne pubblicitarie per le più prestigiose griffe del made in Italy. Negli ultimi anni della sua avventurosa esistenza Beppe Lopetrone tornò nella sua Nomadelfia, nel frattempo trasferitasi da Fossoli al grossetano.  
Beppe Lopetrone, a partire dal 1950, venne cresciuto da una mamma per vocazione in una delle baracche requisite da don  Zeno a Fossoli per potervi ospitare gli orfani di guerra e, successivamente, trovò ospitalità presso l’Istituto Nazareno fondato da don Ivo Silingardi, per poi spiccare il volo nella professione di fotografo.
Il suo legame con Nomadelfia però non venne mai meno e, frequentemente, Beppe la raggiungeva. Numerose anche le sue visite a Valeria Manfredi, residente a Formigine e madre per vocazione che Beppe, sino all’ultimo, chiamò mamma.
Dall’attuale sede grossetana, Massimo, l’economo di Nomadelfia, conferma come Beppe Lopetrone vi abbia depositato negli ultimi anni la sua sterminata collezione di foto, provini, depliant, libri fotografici e raccolte di sfilate di moda. “Saranno almeno 1 milione gli scatti che Beppe  ha fatto dal 1960 al 2007 e che abbiamo qui in giacenza, a disposizione di quanti vorranno utilizzarli per tramandare la vita di questo figlio di Nomadelfia che dal nulla seppe diventare un personaggio di primo piano nel mondo della moda, dell’impegno civile e sociale, nonché un divulgatore della avventurosa ma affascinante opera di colui che chiamava ‘padre’, ovvero don Zeno Saltini”.
Un archivio fotografico di inestimabile valore artistico e storico dunque, quello che Lopetrone ha lasciato: dalle immagini dei
bimbi trovatelli di Nomadelfia al mondo patinato delle riviste di moda, da quelle del jet set internazionale, all’esperienza politico-amministrativa che sperimentò in occasione delle elezioni amministrative di Carpi del 1993 presentandosi come candidato sindaco alla testa di una lista civica con la quale ottenne un lusinghiero risultato, all’importante contributo che diede all’apertura di Casa Italia a Riga, nel 1996, la quale che inizialmente ospitò anche il ristorante Fini di Modena insieme a tanti stand di ditte modenesi e carpigiane. Nei giorni scorsi il pittore Franco Ori ha omaggiato l’artista che, pur essendo prematuramente scomparso nel 2008, col suo talento e la sua creatività, ha fornito  un forte impulso alla diffusione  della ‘bellezza’ nelle sue varie espressioni.
Cesare Pradella