La scuola non è un’azienda

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“Questo libro rappresenta una dichiarazione d’amore nei confronti dell’autonomia  della scuola, intesa come resistenza di fronte a coloro che vorrebbero divenisse ancella di qualcos’altro, si tratti di volta in volta dell’impresa o della tecnologia”. Parola di Claudio Bergianti, preside dell’Istituto Meucci di Carpi, dove si è tenuta, giovedì scorso, la presentazione del libro Scuola: missione incompiuta. L’Istruzione in Italia, dal sussidiario a Internet, un volume collettivo – che vede anche contributi di ex docenti dell’Istituto – a cura del vice ministro dell’Istruzione del Governo Prodi nel 2006 Mariangela Bastico e Giuliana Lusuardi. Il testo, una riflessione sulla scuola tra passato, presente e prospettive future, parte dalla dolente ma rigorosa presa di coscienza di come molte delle speranze, dei progetti e delle promesse della stagione riformatrice degli Anni ’60 siano state disattese. “Mi sono ritrovata in questo libro – ha commentato l’assessore all’Istruzione del Comune di Carpi, Maria Cleofe Filippi – perché cardine dell’essere insegnanti, per le persone della mia generazione, era quello di offrire, attraverso la scuola, l’accesso alla cultura intesa come strumento di partecipazione sociale. Strumento per diventare cittadini. Credo vada letto non tanto come l’elegia di un tempo perduto, quanto come di un passaggio di testimone alle nuove generazioni di insegnanti. Un lascito affidato a chi inizia oggi la propria missione educativa”. Come ha sottolineato Lorenzo Capitani, docente di Filosofia che ha scritto il saggio introduttivo, ovunque in Occidente la scuola ha perso la sua mission di emancipazione, riproducendo costantemente le diseguaglianze sociali di partenza. Una scuola in crisi sia dal punto di vista della sua forza di emancipazione sociale che della sua carica culturale. “Ultimamente si parla molto di meritocrazia senza accorgersi che, se questa diventasse un’ideologia, non potrebbe che fare del male. Anche l’idea di uniformare la scuola a dei criteri oggettivi è problematica. Chi li definirebbe? Oggi sicuramente il pensiero liberista e aziendalista. Ma la scuola non è un’azienda, non ha clienti e non deve vendere prodotti. Quello dell’insegnante è un processo di soggettivazione: significa insegnare a qualcuno come diventare un soggetto”. La Bastico ha invece sottolineato come a scrivere il libro siano state persone che hanno conosciuto la scuola molto da vicino, ricordando che il titolo parla di una missione incompiuta, ma non impossibile. “Il tempo pieno, gli insegnanti di sostegno e la scuola d’Infanzia sono nati in questo territorio nel corso delle grandi riforme degli Anni ’60. Anche la scuola media unica  ha contribuito a farci entrare nella scuola di massa, rispetto a un’istituzione il cui compito consisteva nel selezionare quelle persone che avrebbero dovuto far parte della classe dirigente. A un certo punto, però, ci fu un blocco nell’azione di cambiamento  che io ravviso nella mancata riforma della scuola superiore”. Ma se la missione emancipatrice ed educativa della scuola non si è conclusa lo si deve anche, in gran parte, alle deficienze della politica: “da tanto tempo la scuola non è più al centro dell’attenzione della politica. Basti ricordare quando, durante il periodo di Maria Stella Gelmini come ministro dell’Istruzione, a fronte di un aumento complessivo della spesa pubblica, gli investimenti nella scuola sono diminuiti di 8 miliardi. Il problema è che la scuola produce beni immateriali e nella politica delle apparenze e del tutto e subito, investire sul lungo periodo e su cose che non si vedono non paga”. Finiti gli interventi dal palco e iniziato il dibattito, un’insegnante è intervenuta pronunciando parole molto sentite: “la scuola è l’unica agenzia rimasta a difendere in maniera eroica i valori che si contrappongono all’idea dell’individualismo e della merce. Ma io ci credo ancora, perché vedo i colleghi giovani, bravi e motivati. La verità è che quando sei in classe insieme ai ragazzi, tutti i problemi e le difficoltà li dimentichi. E’ questo che bisogna fare: tornare a dar vita all’entusiasmo”.
Marcello Marchesini