Buona notte e… sogni d’oro!

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Un italiano su tre dorme male. Un disagio complesso e spesso invalidante, quello dell’insonnia che peggiora la qualità della vita in modo significativo, causando alterazioni nelle condizioni psicofisiche, nelle prestazioni professionali e nei rapporti interpersonali. Effetti collaterali negativi che compromettono salute, benessere e umore. Per saperne di più e per capire come si può affrontare questo problema ne abbiamo parlato con un esperto dei disturbi del sonno, il dottor Stefano Meletti, neurofisiologo e docente presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Di quante ore di sonno necessitiamo?
“Non esiste una risposta univoca: ciascuno di noi ha bisogno di un numero variabile di ore di sonno. Tali differenze possono essere legate all’età (un bambino necessita di molte più ore di sonno rispetto a un anziano) o a variabili individuali, ovvero alla struttura e all’efficienza del sonno stesso. Vi sono adulti che giudicano riposanti 4/5 ore di sonno e altri che per essere in forma e concentrati la giornata successiva, devono dormirne almeno 8”.
Quali sono i disturbi del sonno più frequenti?
“In una clinica neurologica, a presentarsi con maggiore frequenza, sono persone che lamentano insonnia o una scarsa qualità del proprio dormire”.
Quali sono le regole per dormire bene?
“Per porre rimedio a un sonno notturno di scarsa qualità occorre adottare uno stile di vita corretto. Seguire semplici regole di buon senso può fare la differenza: dall’evitare l’assunzione di sostanze eccitanti, quali caffè o alcolici, all’esimersi dal fare attività sportiva nelle ore notturne. E se avere orari regolari nel coricarsi è una buona prassi, fondamentale, soprattutto per chi ha difficoltà di addormentamento, è il luogo in cui dormiamo che dev’essere esclusivamente adibito a tale funzione. Una stanza riparata da suoni, luci o elementi disturbanti”.
Quando si può dire di soffrire realmente di insonnia? Quali le cause?
“Chi soffre di insonnia, durante il giorno accusa una serie di sintomi oggettivi, come cefalea, sonnolenza più o meno lieve, episodi diurni di addormentamento, stanchezza fisica…
Grazie a un colloquio ben condotto si può comprendere se si è di fronte a un’insonnia severa oppure se è sufficiente rieducare il paziente a una buona qualità del sonno. Occorre anche capire se l’insonnia è secondaria ad altre patologie: vi sono ad esempio problemi di carattere respiratorio, come le apnee ostruttive, la quali determinano una pessima qualità del sonno. O, ancora, malattie neurologiche che hanno manifestazioni comportamentali durante il sonno come, in alcuni casi,  l’epilessia. Altre che comportano risvegli frequenti. Per non parlare poi delle persone affette da dolore cronico o che devono fare i conti con disturbi di carattere depressivo”.
Esistono soluzioni non farmacologiche?
“Soprattutto coi giovani si cerca di ricorrere a rimedi di tipo comportamentale ma, se il disturbo è significativo, per un certo periodo di tempo può essere utile l’assunzione di farmaci tesi a favorire l’addormentamento o la stabilizzazione del sonno”.
Quanto può essere pericolosa l’automedicazione?
“I farmaci utilizzati per il trattamento dell’insonnia possono avere effetti collaterali importanti, incidendo sull’attenzione, la reattività e il sistema neuro muscolare. Il parere dello specialista è dunque fondamentale”.
Sonnambulismo: quali le cause?
“Parasonnia più diffusa tra i bambini, il sonnambulismo è legato a un disturbo del risveglio. I sistemi che
regolano la veglia sono parzialmente funzionanti, ciò significa che il sonnambulo in parte è vigile e, di conseguenza, in grado di muoversi e compiere gesti complessi ma, i sistemi della corteccia cerebrale che determinano la consapevolezza di sè e la coscienza, non sono operativi. Episodi occasionali di sonnambulismo nel corso della vita non hanno alcun carattere patologico, qualora invece diventassero molto frequenti, è meglio rivolgersi a uno specialista dei disturbi del sonno per una diagnosi precisa e puntuale”.
E’ vero che un sonnambulo non dovrebbe mai essere svegliato bruscamente?
“Questo adagio popolare ha una sua verità: il sonnambulo si trova in uno stato di alterazione della coscienza quindi, è preferibile approcciarsi a lui con gentilezza. Essere strattonato o ripreso in modo brusco, di certo non facilita in lui il necessario reset mentale. Accudire è meglio di aggredire”.
Bruxismo: come si può smettere di digrignare i denti?
“Anche il bruxismo è annoverabile tra le parasonnie, ovvero tra i disturbi del sonno che consistono in manifestazioni indesiderate che accompagnano il sonno. Essendo un movimento fisiologico, in una certa misura, tutti noi tendiamo a masticare o a digrignare i denti mentre dormiamo. Se tale fenomeno è occasionale non ha alcuna rilevanza se, al contrario, si ripete  centinaia di volte nell’arco di una notte, allora può provocare una frammentazione del sonno, oltre a danneggiare i denti in modo significativo. In quest’ultimo caso è necessario ricorrere al bite per prevenire l’usura dei denti e a farmaci che incidono sul disturbo”.
Suoni e spie luminose: quali sono i rischi del junk sleep?
“Un ambiente inquinato dal punto di vista acustico o luminoso può provocare una frammentazione del sonno, anche se, nella maggior parte dei casi, non si è nemmeno coscienti di tali risvegli. Occorre creare una stanza adatta e sgombra da ogni elemento di disturbo”.
Jessica Bianchi

Dimmi che sogni fai e ti dirò chi sei…

Secondo la psicoanalisi freudiana, il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inespresso e inappagato durante la vita diurna. E’ davvero così? Perchè molti affermano di non sognare mai? “L’attività onirica fa parte del sonno di tutti noi – ci spiega il dottor Stefano Meletti – a mutare invece è il ricordo che abbiamo dei nostri sogni. Una variabilità che dipende anche dalle varie fasi della vita di ciascuno.  Biologicamente non è chiara la funzione del sogno ma, la fase Rem del nostro sonno, quella in cui l’attività onirica è più colorata e allucinatoria è in qualche modo legata a eventi emozionali.
E’ indubbio che ciò che sogniamo riflette il nostro stato mentale, con particolare riferimento agli aspetti più emotivi ed emozionali della vita diurna”.