Lasciate ogni speranza, voi che viaggiate!

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Il 15 dicembre è entrato in vigore il nuovo orario invernale ferroviario. In Emilia Romagna è stata mantenuta complessivamente l’offerta esistente; la Regione ha sottolineato di essere riuscita a confermare quasi tutte le corse del trasporto ferroviario, nonostante i forti tagli imposti a livello centrale, intervenendo con risorse proprie per salvaguardare il servizio. Trenitalia, RFI e Regione hanno comunicato i nuovi orari e le modifiche apportate su alcune tratte: per fare qualche esempio, ci saranno nuove corse sulle tratte Bologna-Ravenna e Bologna-Ferrara, e le tre linee che, dal capoluogo della nostra Regione, portano rispettivamente a Poggio Rusco, Porretta e Prato vedranno una riduzione dei tempi di percorrenza per 65 treni. Per non parlare delle novità sulla linea dell’alta velocità: nella nuova stazione di Reggio Mediopadana è stato raddoppiato il numero dei treni, che ora sono 31 al giorno.  Nessun accenno e nessuna traccia di modifiche, invece, agli orari e all’organizzazione della “nostra” linea, la Modena-Mantova, sulla quale sta continuando l’odissea quotidiana dei pendolari. Davide Setti, ha scritto alla Redazione per segnalare, ancora una volta, gli intollerabili disservizi subiti da coloro che hanno la sfortuna di vivere a Carpi e di doversi recare ai luoghi di lavoro o di studio in treno. “Ogni giorno, i viaggiatori devono sperare che il proprio treno non venga cancellato o che non sia troppo in ritardo, per poter svolgere normalmente le proprie vite”, ci scrive Davide, inviandoci un riepilogo delle soppressioni e dei ritardi subiti dai treni tra Modena e Mantova nel mese di novembre. La situazione che emerge dall’osservazione dei dati (raccolti utilizzando l’applicazione web www.viaggiatreno.it di Trenitalia) è davvero desolante: in un mese, sono state registrate 39 cancellazioni di treni e più di 90 casi di ritardi fra i 7 e i 51 minuti. Una situazione ormai inaccettabile, che si consuma nel silenzio assordante di Trenitalia e Regione. Un silenzio nel quale risuona come una beffa l’idea espressa, proprio all’inizio di novembre, da Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, che ha lanciato una proposta definita da lui stesso “impopolare”: la creazione di fasce tariffarie differenziate, con biglietti più cari nelle ore di punta, per incentivare i pendolari a prendere i treni in altri orari, meno affollati. Moretti ha spiegato che “bisogna iniziare a ricostruire i regimi degli orari di attività delle grandi città spalmando su due o tre orari l’inizio di università, scuole e amministrazioni in modo da neutralizzare l’effetto ora di punta”. Mentre verrà messa in atto questa proficua rivoluzione culturale, i pendolari domani possono continuare ad accalcarsi sui treni del mattino. Sempre che non vengano soppressi.

Laura Benatti