“Cortile non è la frazione Cenerentola di Carpi. Il problema legato alla ricollocazione dei sinti dopo lo sgombero del Campo Nomadi di via Nuova Ponente non può essere scaricato in toto sulle nostre spalle. Noi non ci stiamo”. Appare davvero irremovibile la posizione del Comitato per Cortile: “i nomadi devono essere distribuiti nel tessuto urbano carpigiano e non concentrati qui, tra via Dei Fuochi e l’ex scuola”, commenta il portavoce Vanel Salati. All’assemblea pubblica indetta nei locali dell’Arci della frazione, lo scorso 20 novembre, erano presenti oltre 150 cittadini infuriati per le condizioni in cui versa il paese. “Il direttore generale del Comune di Carpi, Giordano Corradini, nell’intervista pubblicata sulle colonne del vostro settimanale ha dichiarato che tra le richieste avanzate dai residenti dell’area di via Dei Fuochi, vi sarebbero più illuminazione e il contributo da parte delle famiglie nomadi alla gestione della strada. Non sappiamo con che cortilesi abbia parlato… Qui i problemi sono ben altri”. A partire dallo stato in cui versano le strade: “sfido chiunque a percorrere via Griduzza e a sentirsi sicuro! Buche e avvallamenti rendono l’asse viario estremamente pericoloso per gli automobilisti (per non parlare dei ciclisti) e, con l’arrivo delle rigide temperature invernali, il manto stradale sarà ancor più sdrucciolevole a causa del ghiaccio”. Tra le note dolenti evidenziate dai cortilesi vi è anche la chiusura dell’ufficio postale: “in frazione la posta arriva ogni due o tre giorni. Un disagio a cui occorre porre rimedio immediatamente”. Anche sul fronte farmacia nulla si muove e le serrande continuano a restare abbassate: “il locale è stato assegnato ma son passati mesi e nessuno ci dice nulla. Perchè la farmacia è ancora chiusa? Una frazione come Cortile deve poter contare su tale servizio”, prosegue Salati. A scaldare gli animi vi sono anche la lentezza della ricostruzione post sisma (“a Cortile ci sono ancora una quindicina di sfollati che non sono tornati alle loro abitazioni e qualcuno dorme in garage”) e il fatto che numerose case coloniche, non essendo allacciate alla rete acquedottistica, si servano ancora di pozzi per l’approvvigionamento di acqua. “Insomma – aggiunge Vanel Salati – di problemi ne abbiamo già abbastanza, non crede?”. Quella dei nomadi, si sa, è una vera e propria gatta da pelare ma i cortilesi non mollano. Durante l’assemblea sono già stati raccolti 1.187 euro per coprire le spese legate al ricorso al Tar ma i cittadini stessi hanno proposto di organizzare cene di autofinanziamento per racimolare ulteriori fondi: “giusto per mettere le mani avanti”, continua Salati. Al centro del ricorso vi è innanzitutto la contestazione dell’urgenza dell’ordinanza di sgombero: “la situazione del campo infatti – spiegano i componenti del Comitato – è annosa e cronica e non ha quindi alcun carattere d’urgenza”. Altro nodo cruciale è quello relativo ai vincoli territoriali cui è sottoposta l’area di via Fuochi: “pare che la Giunta voglia chiedere alla Regione di eliminarli affinché si possano realizzare le infrastrutture necessarie all’insediamento dei nomadi. Dove scaricheranno le fosse biologiche? Chi si preoccuperà di tutelare il canale Dottore, di origine romana, importante fonte di irrigazione per i campi? L’area presenta un equilibrio delicato che dev’essere tutelato da ogni forma di inquinamento”.
In frazione serpeggia un senso di amarezza, la gente si sente “abbandonata”, “inascoltata” ma, il Comitato rappresenta per molti un motivo di speranza: “per la prima volta – hanno dichiarato alcuni partecipanti all’assemblea – si respira un’aria di partecipazione. Ora ognuno di noi può dire la sua circa le sorti di Cortile”. Sarà sufficiente?
Jessica Bianchi