“Non sono convinta che questo provvedimento tuteli il minore”

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Con un provvedimento più unico che raro per il nostro Paese, il Tribunale dei minori di Bologna, presieduto dal giudice Giuseppe Spadaro, ha deciso di affidare una bimba di tre anni a una coppia omosessuale. Affido al quale si era invece opposta la Procura del capoluogo emiliano, che aveva ritenuto i due uomini non all’altezza del compito, malgrado convivessero da tempo, lavorassero entrambi, godessero di un buon reddito e avessero un ottimo rapporto con la bambina, che li chiama zii. Una decisione, quella presa del tribunale bolognese, dopo il parere favorevole dei Servizi Sociali, destinata a scatenare numerose polemiche. Una vicenda delicata, complessa, che solleva numerosi interrogativi e ci obbliga a riflettere su una realtà sociale – e famigliare – profondamente mutata. A commentare il provvedimento è l’avvocato carpigiano Giuliana Gualdi. “Premetto – dichiara l’avvocato Gualdi – che una casa è sempre meglio di una struttura pubblica, ma ammetto di essere rimasta perplessa di fronte a questa decisione. Alcuni particolari della vicenda meriterebbero di essere approfonditi per comprendere appieno le motivazioni del provvedimento. Ad esempio sarebbe opportuno sapere di che natura sia il rapporto che lega la coppia omosessuale alla piccola, come sia nato e da quanto tempo”.  Credo comunque opportuno precisare che l’affido è, di per sé, uno strumento molto delicato in quanto comporta il rischio che il minore si affezioni grandemente alla famiglia affidataria per poi abbandonarla e rientrare in quella d’origine se risanata o in una famiglia adottiva. Essendo centrale il benessere del minore e considerato che, qualora questa bambina diventasse adottabile, la coppia omosessuale che si è presa cura di lei non potrebbe adottarla, poiché la legge italiana non lo consente, è inevitabile che ciò costituirebbe un trauma drammatico per la piccola”. A tutto ciò si aggiungono alcune domande: “è pronto il nostro Paese a non giudicare due genitori affidatari gay?  Come inciderà la decisione del tribunale sulla crescita della bambina? I suoi compagni la derideranno?  Non è una questione di pregiudizio ma, onestamente, – prosegue l’avvocato Gualdi – non sono convinta che tale provvedimento tuteli al meglio la minore. Per il bene dei bambini, credo che l’affido debba essere per coppie che, futuribilmente, possano essere anche adottive o per strutture come case famiglia che danno affetto, ma mantengono per gli affidati il senso del transitorio. In questo preciso momento storico e sociale, se fossi stata il magistrato non mi sarei sentita di adottare questo provvedimento”.
Di certo in Italia la strada da fare – culturalmente e legalmente – è ancora tanta: “la legge sull’adozione nel nostro Paese presenta delle sostanziali problematiche di carattere tecnico e ciò rende il percorso di tante coppie che desiderano accogliere un bambino italiano, lungo e farraginoso. Ritengo sia necessario modificare la legge sull’adozione e instaurare percorsi di affido con i futuri possibili adottanti”.
Jessica Bianchi