Carpigiani in tutte e quattro le correnti per le Primarie del Pd

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Vincenzo De Ruvo, di origini lucane, libero professionista, è nel Comitato per l’elezione di Gianni Pittella, pure lucano, alle prossime primarie del Pd. L’assessore Simone Tosi, i consiglieri comunali Daniela De Pietri, Maddalena Zanni e il sindaco di Novi Luisa Turci sono nel Comitato pro Pippo Civati.
L’onorevole Manuela Ghizzoni, l’onorevole Edo Patriarca, l’ex sindaco Demos Malavasi, il presidente del consiglio comunale Giovanni Taurasi sono tra le ultime new entry nel Comitato pro Matteo Renzi creato mesi fa dal consigliere Roberto Arletti che vede anche la presenza di Stefano Artioli. Il sindaco Enrico Campedelli, l’assessore Alberto Bellelli e l’assessore Cinzia Caruso hanno aderito alla corrente di Cuperlo. Queste le prime adesioni ‘ufficiali’ cui ne seguiranno altre nelle prossime settimane sino al momento delle primarie nel partitone. E tutti, tolto i bersaniani, hanno detto di avere aderito alle diverse correnti facenti capo ai candidati alla segreteria nazionale, “per il superamento della crisi interna al Pd, per costruire un partito nuovo in grado di fornire un contributo al cambiamento della politica italiana ma anche dell’Europa che dev’essere più vicina alla gente, un’Europa meno fiscale e più sensibile alle esigenze delle categorie meno abbienti”. Ma tutti gli aderenti alle tre posizioni avverse a Matteo Renzi concordano nel giudizio di ‘genericismo e vaghezza programmatica’ del sindaco di Firenze oltre che di mania di ‘protagonismo’. Di contro molti degli aficionados di Renzi sono sorpresi per l’adesione alle sue tesi politiche di esponenti della vecchia guardia dei Ds, dello zoccolo duro, sinora sempre bersaniani e d’alemiani, che hanno criticato Renzi sin dalla sua discesa in campo e che lo hanno sempre combattuto. Quasi una corsa a salire sul carro del vincitore.
“Ma le sorprese non sono ancora finite – come ammette Roberto Arletti, primo aderente carpigiano alle posizioni del sindaco di Firenze – perché solo Renzi può risollevare le sorti del Pd dalla situazione di stallo nella quale lo hanno cacciato i bersaniani e i dalemiani e la nomenclatura burocratica pre e post comunista. Una volta l’Emilia era indicata come un esempio di Regione virtuosa, ora non più per responsabilità dei vecchi dirigenti legati all’apparato e alle cariche interne ed esterne al partito, al sindacato, alle cooperative, alle associazioni, agli enti. E’ questa forma di partito che Renzi vuole combattere e cambiare”.
E allora l’interrogativo è: molti dei nuovi arrivati saranno compatibili con la nuova forma partito che egli vuole creare?
Cesare Pradella

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