“Novi è un paese spettrale. Il terremoto è stato terribile e chissà se si riuscirà a tornare alla normalità”. E’ quanto afferma il dottor Giovanni Casari, farmacista di Novi. A 16 mesi dal sisma che ha cambiato per sempre le vite di tanti cittadini della Bassa modenese, a Novi lo smarrimento e lo spavento non sono ancora passati.
“Per me la paura è iniziata ben prima della notte del 20 maggio scorso. Io infatti ho due sismografi, uno per i terremoti locali e uno per il resto del mondo, e dall’inizio dell’anno mi ero accorto che producevano continuamente dei tracciati particolari con una notevole intensificazione nel corso della primavera. Mi aspettavo pertanto un terremoto e ne parlavo spesso con i miei amici del Circolo Naturalistico Novese; certo non potevo immaginare si manifestasse con quell’intensità. Il terremoto non si può prevedere ma è possibile capire se ci sono situazioni a rischio”. Diversi i segnali che il dottor Casari rilevava in quei giorni e che erano evidentemente legati a quanto stava accadendo nel sottosuolo. “Aumentava anche la percentuale di gas radon nelle acque dei pozzi e delle falde acquifere, fenomeno tipico dei periodi che precedono le manifestazioni sismiche. Tra l’altro con il microfono e il termometro che ho collocato nel terreno registravo rumori molto intensi e un notevole rialzo della temperatura dell’acqua nel sottosuolo, che in quei giorni era aumentata di ben 15 gradi. I contadini si lamentavano che quando innaffiavano il terreno, avevano l’impressione che le verdure si cuocessero. Un’altra strana manifestazione è stata l’eruzione di sabbia, vere e proprie fontane: ne ho raccolto dei campioni un po’ ovunque per osservarli al microscopio. In alcuni punti era fine, in altri più grossolana. Poi, dopo il sisma del 20, ho notato che l’ipocentro si stava avvicinando a Novi, cosa che mi ha preoccupato molto e, infatti, i miei timori hanno trovato riscontro il 29”. Casari possiede una strumentazione privata per la rilevazione e nei giorni del terremoto è stato al centro dell’attenzione di cittadini e media, tanto che si era diffusa la voce, riportata anche da alcuni quotidiani, che qualcuno lo volesse mettere a tacere, poiché i suoi sismografi alle 13 del 29 maggio avevano registrato un sisma di 6.2, mentre i dati ufficiali parlavano di una scossa più lieve. “Una leggenda – assicura il farmacista – non ho mai ricevuto minacce o intimidazioni, né tantomeno sequestri di strumenti, anzi i miei sismografi hanno continuato a registrare. Le valutazioni ufficiali erano più basse perché sono state prodotte elaborando dati registrati da sismografi posizionati in una zona molto ampia. Un dato infedele dunque rispetto all’intensità della scossa che abbiamo registrato a Novi”. A Novi si era in piena emergenza. Il dottor Casari ha perso in un colpo solo abitazione e negozio, che si trovavano in un unico edificio in Corso Marconi, di fianco a uno stabile parzialmente crollato e poi abbattuto con le ruspe. “Casa e farmacia hanno inizialmente resistito, ma poi le scosse del 29 maggio hanno reso inagibile la struttura. Io e la mia famiglia abbiamo montato le tende e abbiamo dormito nel cortile di casa. Sono rimasto lì circa dieci giorni ma poi sono andato nella tendopoli allestita al campo sportivo, dove ho vissuto circa due mesi. C’era un caos pazzesco, ma lì, tutti insieme, ci si faceva forza”. Ma il problema della casa non era il solo. Dovevamo riaprire in fretta la farmacia, l’unica in paese, soprattutto in una situazione simile. “Io e le mie colleghe, Rossana, Daniela, Antonella, Giulia e Sabrina, abbiamo deciso di riaprire spostandoci in un container, donatoci dall’azienda Alphega, in viale Vittorio Veneto, dopo aver recuperato le medicine rimaste in Corso Marconi. Loro sono state le mie eroine”. Una situazione drammatica: sull’asfalto il caldo era insopportabile e il container è stato preso più volte di mira dai ladri. “Abbiamo subito diversi tentativi di furto: esasperati abbiamo deciso che qualcuno di noi di notte vi dormisse dentro. Nel frattempo mio figlio Pietro si è dato da fare per cercare un altro locale e ci siamo spostati qui, in via Raffaello Sanzio 22/24, dove siamo in affitto. Il proprietario aveva anche a disposizione un appartamento che ho preso in affitto insieme alla mia convivente. Pensavo che gli aiuti per noi terremotati sarebbero arrivati subito. E invece no: sto ancora spettando. Ora provvederemo a nostre spese a mettere in sicurezza la parete rimasta scoperta dopo l’abbattimento dell’edificio accanto, dove c’era il forno. Ci hanno assicurato che i fondi verranno sbloccati quanto prima. Speriamo”. Stanchezza e avvilimento non hanno mai preso il sopravvento a Novi. Qui la gente ha la pelle dura. Non si può dire che sia ripartita perché in realtà non si è mai fermata. E non ha nessuna intenzione di farlo.
Federica Boccaletti