“Non ci siamo mai arresi”

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“A 59 anni ricominciare daccapo non è facile, tutt’altro, ma io non sono uno che molla. Non voglio mollare”. E’ pieno di energia, Livio Ferrari, commerciante di Novi di Modena: dopo il terremoto, ha dovuto affrontare un vero e proprio calvario. Tutto ha inizio con la prima scossa, quella del 20 maggio. Livio e la moglie Rossella hanno un negozio, la cartoleria-pelletteria Liros di Corso Marconi, di fianco al Comune. “Dopo il 20 maggio il Comune è stato chiuso, il nostro negozio no ma, essendo stata transennata tutta l’area circostante, i clienti ovviamente non venivano. Tra l’altro il nostro magazzino era presso la casa di mio padre, che abitava dietro la Torre dell’Orologio crollata, come tutti sanno, con la scossa del 3 giugno. Tanta merce è andata perduta. Subito infatti non mi è stato possibile andarla a recuperare ed essendo franato il tetto, buona parte del materiale destinato alla vendita si è deteriorato; così ho dovuto buttarlo, con un danno economico consistente”.
Ma l’incubo era solo all’inizio. Quel martedì, quel terribile 29 maggio, Livio e Rossella hanno abbassato la saracinesca del negozio di Corso Marconi, dove erano in affitto, per sempre.
“Dopo circa un mese siamo potuti rientrare per recuperare il materiale che abbiamo temporaneamente sistemato a Fontana di Rubiera, nel reggiano, in un negozio che ci ha messo a disposizione il nonno del compagno di mia figlia Chiara. Devo inoltre ringraziare i miei amici del CNN (Circolo Naturalistico Novese) per il preziosissimo aiuto che mi hanno dato.
A quel punto l’Amministrazione ci ha proposto di trasferirci in un container in via Bologna, in zona industriale. Ma abbiamo rifiutato: la zona è troppo lontana dal centro e gli spazi esigui. Allora mia sorella e suo marito ci hanno messo a disposizione questo negozio, dove tutt’ora ci troviamo, in via Gramsci, accanto al laboratorio di restauro. Ma anche qui le difficoltà sono state enormi. Lo stabile, infatti, inizialmente considerato in fascia A, dopo il sopralluogo degli ingegneri è passato in E, dunque inagibile e ovviamente non era più possibile farvi entrare nessuno”.
Ma Livio e la moglie non si sono persi d’animo: hanno sistemato un banchetto all’esterno del negozio e si sono appoggiati al laboratorio del restauratore. Nel frattempo hanno dato il via ai lavori per mettere in sicurezza il nuovo negozio ed hanno usufruito del contributo comunale per la delocalizzazione.
“Siamo andati avanti così dal novembre del 2012 allo scorso mese. Poi l’8 agosto è finalmente arrivata l’idoneità e abbiamo iniziato a sistemare il nostro nuovo locale. Nel frattempo per tenere a botta ed evitare di perdere troppe vendite abbiamo deciso di richiedere la licenza per ambulanti e abbiamo iniziato a fare due mercati settimanali.
Non nascondo che è stato un periodo molto duro e sinceramente lo è tutt’ora. E’ però tanta anche la soddisfazione nel vedere gli enormi passi che abbiamo fatto. Ripartire non è facile. Ma se ci arrendessimo che esempio saremmo per le generazioni future?”
Federica Boccaletti