La notte dei lampioni

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Con il black-out del Braglia si conclude l’Agosto del Carpi, un mese davvero ad alta tensione. Tra problemi di mercato, questioni di cantiere, e difficoltà sul campo nell’impatto con la B. La gara interrotta al 27’ per mancanza dei requisiti di illuminazione è ufficialmente sub-judice da martedì. Il giudice sportivo ha formalizzato la non-omologazione del risultato e la presa d’atto della riserva presentata dal Padova. Sono i primi due passi dell’iter legale che presumibilmente durerà diversi mesi. Il prossimo è l’esame delle motivazioni del Padova e delle successive controdeduzioni del Carpi. Poi, arriverà il dispositivo della sentenza di primo grado. Che naturalmente potrà essere impugnata in Appello e poi anche in Arbitrato. Due le conclusioni possibili: o la ripresa della gara a decorrere dal momento in cui è stata interrotta; o lo 0-3 a tavolino in favore del Padova. Tertium non datur.
Quanto rischia dunque il Carpi? La partita è aperta. Vediamo perché può perderla e come può vincerla.
PERCHE’ PUO’ AVERE TORTO? – Perché la giustizia sportiva appoggia su principi opposti rispetto a quella ordinaria. Non è contemplata la presunzione d’innocenza, l’imputato è sostanzialmente colpevole fino a prova contraria. Dunque, l’onere della prova spetta al Carpi che dovrà smontare l’accusa di responsabilità oggettiva mossa dal Padova nel reclamo sporto. Nulla importa che il Carpi non abbia colpa dolosa in merito al blackout. E conta poco anche il fatto che fosse inquilino dell’impianto di gioco. Benchè pro tempore, ne era comunque pienamente responsabile per il corretto svolgimento della partita. Tecnicamente, il regolamento di gara dà ragione al Padova. A meno che il Carpi non riesca a far valere un’eccezione. O a smarcarsi vincendo la guerra di perizie e controperizie legali che caratterizzerà tutta l’istruttoria lungo i tre gradi di giudizio sportivo.
PERCHE’ PUO’ SALVARSI? – Va detto che, negli ultimi anni, in vari ambiti sportivi il principio di responsabilità oggettiva è stato più interpretato che applicato. Molto dell’esito di questa vicenda, dipenderà dai margini di rigore dei collegi giudicanti. Da quanta voglia abbiano di emettere o meno un verdetto privo di analogie con altri verdetti. Il primo cardine della strategia difensiva del Carpi è infatti nell’assenza di storicità: non ci sono precedenti, dunque c’è spazio per crearne uno che faccia giurisprudenza. Non esiste un caso analogo di partita sospesa per guasto elettrico in uno stadio affittato dalla società ospitante. L’avvocato Grassani batterà perciò la strada della mozione di eccezionalità. Non essendo il Carpi né proprietario né manutentore dello stadio Braglia, cos’altro poteva fare per tutelarsi da ogni rischio oltre a collaudare i gruppi elettrogeni a due giorni dalla gara (come in effetti ha fatto)? Effettivamente nulla. La carta del collaudo c’è, ed è un buon punto a favore. Sicuramente sarà un argomento fortissimo in sede di risarcimento civile, qualora ci si arrivi. Ma non è detto che sia sufficiente di fronte ai tribunali sportivi. La condizione richiesta non è quella di avere un impianto garantito dai controllori, ma sì un impianto che funzioni per tutta la partita. Se è stato controllato male, la responsabilità oggettiva si configura comunque. Diverso è se invece il Carpi riuscirà a dimostrare che il breakdown dei generatori è scaturito, o anche solo condizionato, da un’anomalia della rete elettrica esterna. In assenza di rilievi ad hoc, è comunque un’ipotesi che non si può escludere a priori. Determinanti, in questo senso, saranno i rapporti Enel. Se venisse accertata, allora sì che decadrebbe la responsabilità oggettiva. Esattamente come nel discusso caso Padova-Torino (2011-12), che alla fine venne rigiocata proprio perché fu viziata da un evento avulso dal contesto di gara.
Enrico Gualtieri