Un leone su due ruote

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Tranquillo e posato nei modi di fare e dietro la scrivania quando è al lavoro, Daniele Scagnetti si trasforma in un leone non appena monta in sella alla sua fiammeggiante Aprilia 125. Ha 25 anni e durante la settimana è impiegato in banca, ma nei weekend abbandona giacca e cravatta per infilarsi tuta e casco e sfrecciare in pista.
“E’ una passione che ho ereditato da mio padre (Vanni Scagnetti, campione in carica di Rally Aereo insieme al suo compagno di squadra Antonio Biraghi). Anche lui – racconta Daniele – ha sempre coltivato la passione per la moto, ma sono stato io a portare i primi trofei in famiglia. Invece lui, che in pista non ha mai vinto un granché, ha poi trionfato in volo, classificandosi lo scorso anno al primo posto del Campionato Italiano di Rally Aereo”, commenta sorridendo.
“Avevo 16 anni quando iniziai a correre in 125. Nei fine settimana io e mio padre andavamo in montagna per divertirci in sella alle nostre moto. E’ stato lui a insegnarmi i principali trucchi e accorgimenti, finché nel 2006 mi sono iscritto alla prima gara. Poi, nel 2011 a Misano è arrivata la prima vittoria. Un’emozione bellissima. Indimenticabile. Avevo fatto una partenza sbagliata e non mi aspettavo di vincere, invece arrivai primo. E ora eccomi qui a “lottare” per il titolo della categoria 125, seguito a soli 5 punti di distanza dal mio rivale/amico Federico Drago. Io e lui finiamo spesso per essere coinvolti in sfide testa a testa. A volte ho la meglio io, altre volte lui. Per ora in testa alla classifica c’è il mio nome, ma le gare sono ancora tante prima che il campionato termini a ottobre. Spero di farcela, per me, i miei genitori e la mia ragazza Veronica che mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato. La competizione e la voglia di vincere ci sono, ma per me correre, rimane sempre un gioco. Se non dovessi più divertirmi, smetterei”.
Per correre in moto ci vogliono entusiasmo, tenacia, preparazione e astuzia, ma anche tanta prudenza e senso di responsabilità.
“Quando ho visto in televisione le scene dell’incidente mortale di Andrea Antonelli sono rimasto perplesso”, ha commentato Daniele riferendosi alla drammatica caduta in pista che è costata la vita al venticinquenne pilota umbro nella gara che si è svolta domenica 21 luglio, a Mosca. “Le condizioni meteorologiche erano pessime. La visibilità era scarsissima a causa della pioggia torrenziale e, inoltre, il manto stradale del circuito moscovita non era in perfetto stato, e soprattutto si correva senza asfalto drenante. L’asfalto drenante non è stato previsto nel circuito, perché con le infiltrazioni dell’acqua e l’abbassarsi delle temperature in Russia si creperebbe l’intero manto stradale. Sarà che io ho sempre un po’ di timore quando corro sul bagnato e infatti le mie prestazioni ne risentono, ma credo proprio che quel giorno la competizione sarebbe dovuta essere annullata.
La morte di Antonelli si sarebbe potuta evitare se organizzatori e direttori di gara avessero considerato i rischi a cui stavano esponendo lui e gli altri piloti. Non basta dire che questo è uno sport pericoloso e bisogna accettarne i rischi, per lavarsi la coscienza. Piuttosto occorre cercare di garantire sempre i migliori standard di sicurezza. Il motociclismo è sport, passione, business, ma la vita viene prima di tutto e non può essere trattata con superficialità”. Daniele, a un passo dal sogno della vittoria del suo primo campionato, rimane però con i piedi per terra.
Sa che questo sport rimarrà sempre e solo una passione: “non potrebbe essere altrimenti. A venticinque anni sono già ‘anziano’ per ambire a categorie più importanti che peraltro richiederebbero un grande investimento di tempo e denaro. Sono soddisfatto e felice così. Non posso chiedere di più. Posso solo ringraziare oltre a genitori e fidanzata anche il mio meccanico Andrea Bergamaschini, Maurizio Setti, titolare del marchio Manila Grace nonché mio sponsor, il mio motoclub Carpi Racing e l’ex campione italiano di 125 senior Aldo Larcher che ogni tanto viene a vedermi correre in pista. Condividere con tutti loro questa passione e renderli orgogliosi di me a ogni vittoria, è il trofeo più prezioso che possa conquistare”.
Chiara Sorrentino