Il segreto per superare il trauma? Le relazioni sociali

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Il terremoto in Emilia Romagna: effetti sui bambini di scuola elementare a Carpi, Novi e Rovereto è il titolo della ricerca condotta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia, composto da Alessia Cadamuro, Annalisa Versari, Loris Vezzali e Dino Giovannini. L’obiettivo dello studio era quello di indagare gli effetti cognitivi ed emotivi del terremoto vissuto dalla popolazione dell’Emilia nel maggio scorso. Inoltre, i ricercatori si sono proposti di individuare i possibili fattori in grado di influenzare la gestione degli effetti legati al sisma. I dati sono stati raccolti nel novembre 2012 da tirocinanti formati dei corsi di laurea in Scienze dell’Educazione e Scienze della Formazione Primaria. Le variabili su cui si è focalizzata la ricerca sono stati: l’impatto dell’evento traumatico (disturbo da stress post-traumatico) sui bambini e i loro genitori; la qualità delle strategie di fronteggiamento (coping); il livello di performance cognitiva e metacognitiva nei bambini; i fattori che portano a un miglioramento delle abilità cognitive; i fattori che consentono di promuovere il sostegno sociale e l’aiuto reciproco tra i gruppi. Il campione è costituito da quasi 900 alunni (il 24% con origini straniere), insieme ai loro genitori, delle scuole primarie di Carpi (Frank, Giotto e Pertini), Novi di Modena e Rovereto sul Secchia (Battisti, Frank). Ai bambini sono stati somministrati prove e questionari, affiancati a interviste individuali, mentre i genitori hanno compilato un questionario.
I risultati hanno evidenziato livelli decisamente alti di disturbo da stress post-traumatico. In particolare, mediamente, i bambini con segni da stress post-traumatico sono ben l’80%. E’ interessante notare come la presenza di tale disturbo cresca con l’età, arrivando a toccare il suo picco nelle classi quinte, dove l’84% dei bambini italiani e l’88% di quelli stranieri rivela segni di stress (probabilmente, con l’età cresce la comprensione dell’evento e, di conseguenza, della sua drammaticità). L’evento stressante ha colpito maggiormente la popolazione di Novi e Rovereto, dove si registrano medie superiori di stress post-traumatico (rispetto a Carpi). I segni psicologici lasciati dal terremoto sono ancora più evidenti tra i genitori, dove sono le madri a presentare i quadri più problematici, come suggerito dal dato impressionante secondo cui il 92% (a fronte del 76% dei padri) presenta segni di stress post-traumatico. Un dato positivo riguarda invece le strategie messe in atto per fronteggiare l’evento: nel campione preso in esame, una discreta percentuale di bambini ha usato strategie sia attive, volte a far fronte in maniera diretta l’evento, che di evitamento, mirate a evitare qualsiasi stimolo ricordasse il terremoto (entrambe mediamente usate al 64%), mentre i loro genitori hanno utilizzato soprattutto (al 78% le mamme, al 73% i papà) quelle attive. Un altro aspetto rilevante della ricerca riguardava le relazioni sociali tra gli alunni: è emerso che i bambini hanno fortemente sentito il sostegno psicologico non solo dei genitori, ma anche degli amici. Inoltre, gli alunni si vedevano come un gruppo unico, quello delle vittime del terremoto e desideravano conoscersi e aiutarsi l’uno con l’altro, indipendentemente dalle appartenenze sociali e dall’origine etnica. Per i bambini, l’evento traumatico ha rinforzato i legami sociali tra i due gruppi (italiani e stranieri) le cui relazioni sono spesso conflittuali. Oltre a fornire una “fotografia” degli effetti del sisma, la ricerca ha individuato anche i due fattori che portano al miglioramento del benessere individuale, ovvero condurre interventi che agiscano sulle capacità di mentalizzazione dei bambini e sul miglioramento delle relazioni sociali.

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