Focherini: un grande esempio di umanità

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La celebrazione della beatificazione di Odoardo Focherini, nato il 6 giugno 1907 a Carpi, da una famiglia di origini trentine, si terrà in Piazza Martiri, la mattina del 15 giugno. Un’occasione solenne per avvicinare credenti e non alla conoscenza di un uomo libero. Un padre, un marito, un laico che si impegnò nella Chiesa e nella società, sino ad accettare di dare la propria vita per testimoniare i valori cristiani in un contesto in cui il regime fascista e l’occupante nazista cercavano di soffocare ogni barlume di umanità. Gli ultimi studi connessi al processo di beatificazione hanno messo in luce che l’arresto e la deportazione di Odoardo – prima venne incarcerato a Bologna, quindi internato nei campi di concentramento di Fossoli e Gries (Bolzano), per poi essere deportato a Hersbruck, in Germania, dove morì il 27 dicembre 1944 – furono probabilmente causati anche dalla sua libertà di coscienza, manifestata in prima linea nell’impegno ecclesiale in seno all’Azione cattolica e nella dirigenza amministrativa de L’Avvenire d’Italia di Bologna (nel 1927 inizia a collaborare, come corrispondente per la Diocesi di Carpi, con il quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia di Bologna e poi con L’Osservatore Romano).
Sono almeno 105 gli ebrei fatti fuggire verso la Svizzera grazie alla rete clandestina organizzata da Focherini insieme al sacerdote don Dante Sala. “Tutti i pesi, le responsabilità e i sacrifici li teneva per sé. Agli altri recava sempre la consolazione del suo imperturbabile sorriso. Un sorriso indefinibile, tutto interiore, che non è facile tradurre in espressione verbale. Era, come dire? Un sorriso a fior di pelle che non lo abbandonava neppure nelle ore più gravi. Era sicuro di sé sempre, nell’infinita sottomissione alla volontà di Dio e rassicurava gli altri. Aveva una chiave infallibile per tutte le porte: la fiducia nella Divina Provvidenza e l’ottimismo che ne derivava. Io faccio quello che posso – diceva – dove non arrivo io arrivi Dio. Poiché io lavoro per Lui, è impegnato ad aiutarmi”, ricordava Giacomo Lampronti, giornalista ebreo salvato dalle persecuzioni.
Un orizzonte di fede che si ritrova anche nelle parole confidate nel 1944 ai compagni di deportazione nell’infermeria del lager tedesco di Hersbruck. “Dichiaro di morire nella più pura fede Cattolica Apostolica Romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio, offrendo la mia vita per la mia Diocesi, per l’Azione Cattolica, per L’Avvenire d’Italia e per il ritorno della pace nel mondo. Vi prego di riferire a mia moglie che le sono sempre rimasto fedele, l’ho sempre pensata e sempre intensamente amata”.
Solo a guerra ultimata, il 6 giugno del 1945, la notizia della morte di Odoardo arriva alla moglie, Maria Marchesi. Da quel giorno in poi le attestazioni di stima non si sono mai fermate. Della deportazione rimane una testimonianza preziosissima: il corpus delle lettere che Odoardo, clandestinamente e non, ha fatto pervenire alla moglie, alla mamma, agli amici e ai collaboratori de L’Avvenire d’Italia. Mille stratagemmi per continuare a comunicare con i suoi cari, lettere d’amore per una moglie profondamente amata, il pensiero fisso sui figli che sa di aver lasciato in un momento difficile e incerto.
Tra i vari riconoscimenti attribuiti a Odoardo Focherini vi sono la Medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche italiane (Milano, 1955), il titolo di Giusto fra le genti (Gerusalemme, 1969), la Medaglia d’oro della Repubblica Italiana al Merito Civile (Roma, 2007). Il 10 maggio 2012 Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di martirio in odium fidei. Il processo di beatificazione era iniziato nel 1996.
Alla solenne concelebrazione di Beatificazione di Odoardo Focherini, presieduta dal Cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, saranno presenti 20 vescovi provenienti anche da fuori regione, e un centinaio di sacerdoti in particolare delle Diocesi di Carpi e Trento e dell’Azione cattolica. Parteciperanno i sindaci dei comuni che fanno parte della Diocesi di Carpi, di Rumo e di Pejo, nonché i presidenti della Provincia di Modena e della Provincia autonoma di Trento.
I quattro concelebranti saranno monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, l’Arcivescovo di Trento monsignor Luigi Bressan e monsignor Domenico Sigalini, Assistente nazionale dell’Azione cattolica e monsignor Antonio Lanfranchi, Arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola.
Saranno presenti anche monsignor Bassano Staffieri e monsignor Elio Tinti, già Vescovi di Carpi, che hanno iniziato e seguito il processo di beatificazione.
La presidenza nazionale Ac interverrà con una delegazione guidata dal presidente nazionale Franco Miano, Avvenire sarà presente con il direttore responsabile Marco Tarquinio e il direttore generale Paolo Nusiner. Numerosi i delegati delle altre associazioni ecclesiali e della Società Cattolica di assicurazione. Sono attesi diversi parlamentari locali.

IL PRESBITERIO

Fulcro dello spazio celebrativo è l’area presbiterale che occupa il punto centrale di Piazza Martiri. Si tratta di un luogo rialzato e ben visibile a tutti finalizzato a garantire la partecipazione dell’intera assemblea all’azione liturgica. Qui si disporranno i Vescovi e i presbiteri. Nel presbiterio saranno collocati i poli liturgici, ovvero l’altare, l’ambone e la cattedra realizzati dalla Falegnameria Castellini di Rovereto e accolgono tre bassorilievi in gesso, dono dello scultore milanese Guido Lodigiani.

L’ALTARE

E’ costituito da una struttura in legno che contiene il bassorilievo di Guido Lodigiani raffigurante l’apparizione di Gesù risorto sul lago di Galilea e, dopo la pesca prodigiosa, il banchetto da lui preparato per i discepoli.

IL RELIQUIARIO

Nello spazio liturgico sopraelevato sarà collocata anche il reliquiario, realizzato dallo scultore Paul De Doss Moroder di Ortisei. Un’opera a tecnica mista in pino, terracotta smaltata e vetro, vetrofusione, che riassume nelle sue forme, la vita, la fede e il martirio di Odoardo. Al centro un frammento di granito donato dalla comunità di Flossenburg e proveniente dalle cave in cui Focherini lavorò come prigioniero e contrasse la ferita che lo portò alla morte. Sul frammento, contornata di filo spinato, è posta la croce d’argento in cui è incastonata la reliquia, la fede nuziale di Focherini.

L’IMMAGINE DEL BEATO

Nel presbiterio troverà spazio anche l’immagine del Beato, un olio su tela di 180 per 200 cm della pittrice Annamaria Trevisan, che sarà scoperta durante il rito. Ai piedi dell’area presbiterale verrà collocato un ulivo, in ricordo del titolo di Giusto tra le Nazioni riconosciuto a Focherini dall’istituto Yad Vashem di Gerusalemme.