Papa Francesco: “Antonio sei forte”

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Ha provato una gioia incontenibile quando ha saputo che il Papa aveva scelto proprio lui: Antonio Giordano, 12 anni, ha ricevuto il sacramento della Cresima a Roma insieme ad altri 43 cresimandi, cristiani in situazioni difficili e sofferenti, provenienti da tutto il mondo e simbolicamente rappresentanti l’intera Chiesa sparsa nei cinque continenti. “E’ stato padre Sandro a riferirmi che ero stato scelto per andare a Roma” racconta Antonio, che non ci ha pensato due volte e ha accettato subito con entusiasmo. Con lui, sono partiti per la capitale papà Luciano, la mamma Cinzia, la sorellina Maria Stella, la nonna Filomena e lo zio Nunziato, il padrino. La giornata di domenica 28 aprile è iniziata all’alba perché “ci siamo svegliati alle 5 del mattino e dopo aver fatto colazione ci siamo diretti verso il Vaticano: alle 7.45 eravamo in piazza S. Uffizio per le ultime prove. Ero molto agitato perché avevo paura di sbagliare qualcosa. La cerimonia è iniziata alle 10 ed è stato proprio Papa Francesco a farmi la croce sulla fronte, poi mi ha abbracciato”. Dopo la celebrazione, riuniti in cerchio, Antonio e gli altri cresimati hanno accolto il Papa che ha avuto una parola per ognuno. “A me ha detto che sono forte perché ho superato il terremoto e che ho una faccia da vescovo” riferisce Antonio sorridendo. Di quel giorno, Antonio conserva l’attestato in cui c’è scritto che è stato cresimato dal Papa (“la mia cresima, secondo me, vale di più”) e tutti i ricordi, la maglietta e le immagini del Papa appese al muro della casa in cui oggi abita a Carpi. Il terremoto ha sorpreso la famiglia Giordano quando ancora viveva a S. Antonio in Mercadello e ha segnato i mesi successivi in modo pesante. “A Sant’Antonio in Mercadello avevamo acquistato – spiega Luciano – una porzione di casa colonica facendo un mutuo. Il terremoto ne ha compromesso la stabilità e, probabilmente, dovremo demolirla”. Intanto, fra poco, la famiglia Giordano dovrà ricominciare a pagare le rate del mutuo per una casa che non c’è più. Antonio ha nostalgia di casa “perché potevo cantare senza disturbare”. E’ il canto la sua grande passione che coltiva grazie al sostegno del suo insegnante Marco Pace e le canzoni napoletane sono il suo forte. Ma a Carpi potrebbe arrecare disturbo alla quiete pubblica e quindi non può esercitarsi. Così dopo le lezioni alle scuole medie di Rovereto, nelle casette di legno, Antonio si dirige a Sant’Antonio in Mercadello dove sono rimasti i container in cui la famiglia ha vissuto per un po’ di tempo dopo il terremoto e dove può esercitarsi a cantare. “Nei container siamo rimasti poco tempo – spiega la mamma Cinzia – perché Maria Stella, la sorella di Antonio, aveva bisogno di una sistemazione più adeguata alle sue necessità. Doveva nascere a dicembre ma, forse anche per lo stress, ho partorito in anticipo, a settembre”. Quando è nata, Maria Stella pesava 800 grammi, ma grazie alle premurose cure del personale del reparto di neonatologia dell’ospedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia dove è rimasta tre mesi, oggi sta bene e sorride a tutti. Oggi è il bisnonno di Cinzia che ospita l’intera famiglia e farebbe di tutto per alleviare le preoccupazioni di questi ragazzi, “che guardano avanti, nonostante tutto, in attesa che il destino sorrida loro”. Antonio, con la sua storia, ha davvero rappresentato tutta la gente del cratere dando voce e speranza alle vittime del terremoto e a quanti ancora soffrono situazioni di profondo disagio.
Sara Gelli

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