L’ultimo saluto a Susi Sanna

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E’ stato un funerale molto partecipato quello di Susi Sanna, la 58enne tragicamente scomparsa la settimana scorsa. Al funerale, svoltosi a Quartirolo sono intervenuti molti amici e persone che lei aveva conosciuto nel corso del tempo, grazie al suo temperamento e al suo carattere estroverso e gioviale. Carattere che suscitava una simpatia immediata. Un’esistenza, la sua, difficile e complicata, contrassegnata da una malattia che la portava a soffrire difficili stati di acuta depressione. Un male che i medici hanno cercato di curare per anni, invano, come dimostra il fatto che il mattino di mercoledì scorso Susi non ce l’ha più fatta e ha deciso di porre fine ai suoi giorni, gettando nella costernazione il suo unico figlio, Giacomo, bravo cantautore, che tanto adorava e dal quale era tanto amata. Destino cinico e crudele quello di Susi, perseguitata da un disturbo dimostratosi implacabile. Sorte avversa anche per il figlio Giacomo che, dopo gli anni turbolenti del rapporto tra i suoi genitori, Susi e Walter Fusari, che vivevano separati da anni, aveva abbracciato con profitto la strada della musica e del canto, cui è particolarmente vocato, tanto da essere definito dagli esperti il Vasco Rossi della Bassa, per lo stile musicale che tanto ricalca quello del cantautore di Zocca. Negli ultimi anni Giacomo era tornato a vivere insieme alla madre con sua figlia, la piccola Caterina, ora 13enne. La bimba era diventata una delle ragioni di vita di Susi che la circondava di affetto e amore. Figlia di Efisio Sanna e Luisa Crotti, Susi aveva lavorato per lunghi periodi con varie ditte nel settore dell’abbigliamento e dell’oggettistica e, oltre al figlio Giacomo, lascia il fratello Sergio. “Mia madre è stata un’eterna bambina – ricorda tra le lacrime Giacomo – buona d’animo, altruista, generosa e disponibile con tutti, ma anche una perenne sognatrice. Spesso viveva in una dimensione dorata e immaginaria e, quando ne usciva, subiva profondi e dolorosi stati depressivi che la isolavano dal resto del mondo. Io lo sapevo, tutti noi lo sapevamo e abbiamo sempre cercato di aiutarla, di sostenerla e starle vicino”. Fino a quella maledetta mattina del 27 febbraio quando, da sola, ha deciso di farla finita nella sua abitazione di viale Carducci.
Cesare Pradella