Cas: ritardi ingiustificabili

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Ogni terremotato, purtroppo, conosce a menadito gli acronimi nati durante la gestione dell’emergenza e nel successivo periodo della ricostruzione. Uno di questi è il Cas: il Contributo di Autonoma Sistemazione, il versamento al quale ha diritto ogni nucleo familiare che, avendo l’abitazione temporaneamente inagibile, è costretto a trasferirsi in un nuovo alloggio, in attesa che nella propria casa vengano svolti i necessari lavori di ripristino. Un aiuto ragionevole e sacrosanto, del quale molti usufruiscono. Pare però che non sempre sia così facile riceverlo: ne è un esempio la vicenda capitata a Maurizio Loiola, residente a Novi di Modena con la moglie e i tre figli. Con un appartamento danneggiato e inagibile, è dal 20 maggio scorso che Maurizio non dorme in casa sua. “Prima siamo stati in tenda poi, quando hanno progressivamente svuotato i campi, in camper. Da novembre, invece, siamo in affitto”. Sin qui tutto, relativamente, bene. Se non fosse che, da novembre fino al momento in cui scriviamo, del bonifico che attesta il rimborso delle spese d’affitto, la cui prima rata dovrebbe coprire i costi sostenuti da agosto a novembre – ancora nessuna traccia. “A dicembre mi è arrivato un messaggio sul telefonino: l’sms diceva che avrei ricevuto il bonifico entro il 10 dicembre. A quella data, però, non si è visto nulla. Così mi sono recato in Comune, dove mi hanno garantito che sarebbe arrivato tutto entro metà gennaio”. Ma il Cas in data stabilita non è arrivato. Altro giro per gli uffici comunali, con promessa di rimborso entro il 30 gennaio. Ancora nulla. “Allora sono tornato per l’ennesima volta e mi è stato detto che sarebbe arrivato senza dubbio i primi di febbraio”. Secondo voi, il bonifico è stato effettuato? Certo che no. Almeno sei visite agli uffici comunali e una decina di telefonate non sono bastate. “Mi hanno garantito che domani arriverà, ma questa volta se non sarà così mi piazzerò in Comune finché non lo invieranno davanti ai miei occhi. Mi hanno spiegato che c’è stato un errore che ha lasciato in attesa, insieme a me, altre 90 famiglie. Mi sembra che sia una presa in giro, perché io ho fatto anche qualche debito per provvedere alle spese, che ammonteranno ad almeno 5mila euro, a cui vanno sommati i costi del trasloco dei mobili che si sono salvati. Dovrebbero sistemare i cittadini prima di tutto, poi pensare al resto. Anche perché da parte nostra si pretendono sempre puntualità nei pagamenti, con la minaccia di multe e penali. Allora che penale dovrebbe pagare l’ente pubblico, per un disagio e un ritardo di questa portata?”. Certo, uno Stato che “esige” contribuenti responsabili e puntuali, dovrebbe ripagarli con la stessa moneta.
Marcello Marchesini

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