Il Rally si tinge di rosa

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Donne e motori, gioie e dolori, questo detto rivela, purtroppo, una verità di fondo piuttosto diffusa: la nostra, è ancora una società alquanto maschilista, nella quale la donna viene spesso relegata al ruolo ancillare di ‘regina della casa’. Tra i baluardi della visione maschio centrica vi sono sicuramente il calcio e i motori. Ambiti che però si stanno sempre più aprendo all’universo femminile. Ne è un esempio la carpigiana Caterina Di Giorgio, navigatrice di auto da rally per passione.
Come hai scoperto che ti piacevano i motori e il rally in particolare?
“Sin da piccola mio padre, che era appassionato di Formula Uno, mi portava a vedere i gran premi in Italia, oltre a guardare le gare in televisione, quindi posso dire di essere stata allevata a ‘pane e motori’. Poi col lavoro ho scoperto i rally, più esattamente il mio primo approccio è stato il Rally dell’Appennino Reggiano edizione 2008, ed è stato amore a prima vista! Per conto della Canossa Events ho lavorato in molti rally e conosciuto tante persone. Da lì è nata la passione. Essendo sempre in giro per gare, ho pian piano focalizzato le mie conoscenze in questo ambito e, oltre a quello per i motori, ho trovato l’amore per un uomo. Mi ero innamorata di un pilota di rally, Giuseppe Botta, che ho iniziato a seguire in tutte le gare. Il bello è che, mentre continuavo a impratichirmi in questa disciplina, con lui andavo sempre a fare le ricognizioni del percorso, e proprio con lui ho detto per la mia prima volta le ‘note’. E’ stato in agosto, in un rally organizzato a casa sua per scherzo e, dopo 3 mesi, nel novembre del 2010, ho partecipato alla mia prima vera gara, il Rally d’Inverno, a Bistagno, in provincia di Alessandria, con una Peugeot 207 R3T. Arrivammo sesti. Da quel momento la voglia di correre non ha fatto che aumentare”.
Cosa fai nella vita, al di là di questa tua passione?
“Sono il responsabile amministrativo della Canossa Events, una società che opera nel mondo dei rally e, più in generale, delle corse automobilistiche: organizziamo eventi internazionali come Terre di Canossa e Modena Cento Ore; nella stessa società sono anche responsabile della divisione Racelink, che fornisce un prezioso servizio di monitoraggio satellitare per le corse. Si tratta di un sistema che consente di tenere sotto controllo tutte le vetture in gara e di gestire al meglio e rapidamente eventuali situazioni di emergenza. Insomma, ho la fortuna di svolgere una professione molto vicina alla mia passione, sempre nel bellissimo mondo dei motori”.
Ma cosa fa esattamente una navigatrice?
“Il suo ruolo è molto importante, perché presuppone un rapporto di fiducia con il pilota, in quanto il navigatore legge le note, cioè gli dice, mentre si sta percorrendo una prova speciale su strada chiusa, come impostare la curva alla quale andrà incontro. Esempio: ‘50 S2 30 D5 scivola 70 TS sporco’. Traduzione: fra 50 metri abbiamo una curva a sinistra di valore 2 – cioè una curva che chiude e che, molto probabilmente, andrà fatta in seconda o addirittura in prima marcia – poi, tra 30 metri, troveremo una curva a destra con ampio raggio, che affronteremo probabilmente in quinta marcia, ma dobbiamo stare attenti, perché l’asfalto è scivoloso; ancora, dopo 70 metri, arriverà un tornante sinistro che percorreremo in prima o forse seconda, ma fai attenzione perché l’asfalto è sporco. Inoltre il navigatore tiene il tempo di qualsiasi cosa. Un rally è diviso tra trasferimenti, circolazione su strade aperte al traffico dove bisogna seguire le norme del codice della strada e prove speciali che sono tratti di strada chiusa al traffico dove si svolge la gara vera e propria di velocità. Per sapere che strada percorrere durante i trasferimenti il navigatore ha un libro chiamato radar all’interno del quale viene indicata la strada da fare, una sorta di Tom Tom scritto anziché parlante. In macchina si è sempre in due: il pilota si fida di ciò che gli dice il navigatore e il navigatore si fida di ciò che fa il pilota. Se il navigatore sbaglia, potrebbe probabilmente verificarsi un incidente! Il suo è un ruolo fondamentale”.
Non ti capita mai di avere paura?
“La paura è proibita, perché aumenta il rischio di commettere errori, compromettendo la propria sicurezza e quella del pilota. Diciamo che non ho mai avuto paura, se non in alcuni casi in cui le condizioni climatiche erano molto avverse e le strade, di conseguenza, molto insidiose”.
Dove ti hanno portato le ‘tue’ quattro ruote?
“Ho gareggiato solo in Italia, perché non ho avuto occasioni a partecipare a rally esteri, però per ora mi piace restare nel nostro Paese: ci sono ancora molte belle competizioni alle quali mi piacerebbe partecipare. Poi non penso ai risultati, anche se qualcuno ne ho raggiunto, perché oltre alla competizione c’è il divertimento e per me quest’ultimo viene prima dell’agonismo”.
Quello del rally è un mondo che si immagina al maschile. E’ ancora così?
“E’ un mondo prettamente maschile, almeno all’80%, il 20% femminile è rappresentato da noi navigatrici, mentre sono pochissime le donne pilota. Ma la presenza femminile è in aumento”.
Cosa provi quando sfrecci per le strade sterrate?
“Sono emozioni che quasi non riesco a descrivere. Quel che circonda il mondo rally è l’odore della benzina, il rumore dei motori, l’amicizia che c’è tra piloti, navigatori e team. L’emozione più grande la provo quando sono alla partenza della prova speciale, davanti al semaforo. In quel momento, mentre sto facendo il count-down, sono piena di adrenalina e pronta per la sfida. E quando pronuncio la parola ‘VAI’ al mio pilota non penso più a nulla, se non a scandire in modo esatto, comprensibile e a tempo le note”.
I tuoi genitori cosa pensano di questo hobby?
“Quando ho detto ai miei genitori che avrei partecipato a un rally, ho avuto due reazioni differenti: mia madre era contraria perché aveva paura mi facessi male, mio padre invece era un misto di orgoglio e preoccupazione. E ti assicuro che la situazione, a distanza di alcuni anni, non è cambiata. In genere le altre persone rimangono stupite, perché nessuno si aspetterebbe mai una cosa del genere da parte mia o, più in generale, da parte di una donna. I miei amici sono sempre elettrizzati da questa passione, perché la vedono come una cosa speciale, da raccontare a loro volta ad altri”.
E in futuro, ti sei prefissa obiettivi ambiziosi?
“Non mi sono prefissata obiettivi particolari, quindi continuo a divertirmi, anche perchè in questo mondo non si guadagna nulla, a meno che non si sia ad alti livelli. Spero di poter andare avanti per sempre, perché correre insieme al mio compagno non mi stanca mai”.
Marcello Marchesini