Tutti sono nostri pazienti

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L’emergenza è terminata eppure i medici di famiglia e i pediatri continuano a curare tanti pazienti per le conseguenze del terremoto che, in alcuni casi, ha stravolto completamente l’esistenza, fin nei bisogni primari. Di quel 29 maggio il dottor Giuseppe Gaglianò, vice segretario provinciale Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, conserva un nitido ricordo. “Ero in ambulatorio e stavo parlando con i colleghi quando è arrivata la scossa e abbiamo fatto uscire tutti i pazienti”. Nell’area esterna è stato trasferito l’ambulatorio che ha funzionato incessantemente per giorni. I medici che avevano gli ambulatori in centro storico, invece, hanno prestato la loro opera nella tendopoli del Pronto Soccorso allestita all’esterno dell’ospedale.
Il ricordo di quel recente passato non può non emozionare ancora: “tutti i medici di famiglia e i pediatri si sono messi a disposizione e hanno dato risposta a centinaia di persone, provenienti anche dai territori della Bassa. Abbiamo aiutato tutti e soddisfatto tutte le richieste, senza distinzione tra i propri e gli altrui pazienti”. Sono stati momenti difficili ma non si sono sottratti al loro dovere anteponendolo alle difficoltà e ai disagi personali, col pensiero rivolto alle condizioni precarie in cui viveva la popolazione in quei giorni, trascorsi all’aperto in tenda o in auto. “Insieme al direttore del distretto Ausl Claudio Vagnini e a Nicoletta Natalini del Dipartimento Cure Primarie dell’Ausl, abbiamo approntato un piano per garantire l’assistenza e dare una mano in particolare nelle tendopoli che sono state allestite per ospitare coloro che erano rimasti senza casa”. In una città rimasta senza ospedale, sono stati i medici di famiglia il riferimento sicuro per tanti pazienti durante i mesi estivi e “per fortuna, è andato tutto bene e non ci sono stati grossi problemi”. Passata l’emergenza è iniziata la corsa della solidarietà per portare aiuti ai colleghi della Bassa devastata dal terremoto. La Fimmg nazionale si è attivata attraverso la Fondazione Enpam per garantire un contributo di 17mila euro ai medici che hanno perso la casa e l’ambulatorio mentre i 56 medici associati in rete e membri della Cooperativa MediTeM si sono attivati perché l’azienda produttrice donasse ai colleghi di Rovereto e Novi due apparecchi per la terapia anticoagulante orale.
“L’esperienza è servita anche per approntare, in collaborazione con l’Ausl, un piano per l’emergenza affinchè in futuro nulla ci trovi impreparati. Si chiama medicina della catastrofe e consentirà ai medici di famiglia e ai pediatri di essere più attrezzati e organizzati. Ma speriamo non accada più”.
Sara Gelli

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