Lady Marty in the City: La “mia” New York

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Centinaia di pellicole cinematografiche e quasi l’ottanta percento delle serie televisive statunitensi che attualmente vengono trasmesse al mondo, hanno scelto New York come protagonista indiscussa. Primo motivo fra tutti: “la sua spettacolarità architettonica”. New York è un mix continuo di stili, ogni quartiere è unico. Ma New York è anche tanto altro: storie, persone, odori e rumori, che ogni giorno convivono insieme. Così, dopo aver trascorso tre mesi nella Grande Mela, provo a tracciare un bilancio di cosa lascio e di cosa invece porto con me. Nella metropoli che non dorme mai, fare conoscenze non è difficile. Una delle prime cose che mi ha colpita è la cordialità delle persone. A volte sono viandanti, volti che incontri per pochi minuti, altre volte, vere e proprie amicizie che nascono e sempre con la voglia di condividere un’esperienza di vita. In fondo questa città rappresenta una delle realtà più cosmopolite al mondo ed è proprio per questo che è abituata a veder nascere mix culturali e sinergie tra diverse etnie. Giovani e non che hanno la fortuna di parlare quotidianamente diverse lingue: una dentro il focolare domestico e una nel resto della città. Un altro aspetto positivo è stato riscontrare la fratellanza tra italiani emigrati,  sempre pronti ad aiutarsi malgrado le differenti provenienze. Inutile dire che mi porterò dietro le luci e le insegne della città, soprattutto quelle dei musical, un business che non registra cali e, anzi, rappresenta una fonte di reddito per la città. Il teatro, la danza e la musica non vengono mai dimenticate. Numerosissime le strutture che se ne occupano, uno fra tutti il Lincoln Center. Il Lincoln Center è una vera e propria cittadella delle Arti, la piazza sulla quale si affacciano i diversi edifici che la compongono è da togliere il fiato. Per chi è cresciuto nel mondo della danza è un luogo carico di significato, già solo per la presenza del New York City Ballet e della scuola Juiliard. Specialmente in quest’ultima, il pensiero di entrarvi dentro almeno una volta nella vita è un vero e proprio sogno, specialmente per noi italiani, privi di università rivolte al mondo delle arti performative. Altra prerogativa della City è quella di essere spregiudicata e avanti coi tempi; per questo motivo è l’ambiente ideale per le comunità omosessuali, del tutto integrate e accettate dalla società (a differenza di quello che accade nella nostra penisola, dove l’omofobia è ancora un problema reale). Nella Big Apple la possibilità di matrimonio tra le coppie gay è garantita. Tante, insomma, le esperienze che terrò custodite gelosamente. Per quanto riguarda gli aspetti meno meritevoli, a costo di sembrare banale, metterò il cibo. La nuova mania del “tutto organico” e biologico, sostenuta dai nuovi supermercati, ha presa sul popolo americano ma non altrettanto sui buon gustai, come noi italiani. Frutta, verdura e tutte le materie prime sono nettamente peggiori e così, per riuscire a cucinare semplici piatti della nostra cucina (come un semplice brodo vegetale), l’impegno si duplica. Inoltre malgrado l’ammirazione per l’Europa e l’Italia in particolare, la cultura generale che hanno nei confronti del nostro Paese è davvero scarsa, prova della loro mentalità “americano-centrica”. I newyorkesi risultano spesso terribilmente attaccati ai luoghi comuni. Un esempio? Trovare un italiano che non ama il caffè, può fargli perdere del tutto le loro certezze in fatto di italianiatà. Nonostante ciò, New York City, con i suoi 8.175.133 abitanti è in grado di accoglierti a braccia aperte, regalandoti un’esperienza unica, nella quale, attraverso l’impegno, si può trovare anche un’occasione lavorativa. Parola della sottoscritta, non poco per noi giovani di questi tempi. Grazie e a presto mia cara New York City.
Martina Guandalini

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